Tuesday, August 11, 2009

Viaggio sul gargano

Ci si prepara per partire. Giuseppe canta Un bacione a Firenze, anche se col nostro viaggio non c’entra niente. Infatti andiamo sul Gargano. L’umore si fa quasi forzatamente positivo. Bisogna lasciare tutto in ordine a casa, nel senso che prima bisogna informare i fratelli ,in modo che pensino a fare qualche telefonata in più alla mamma e predisporre quanto occorre per il viaggio di Rosario in Giappone. Abbiamo voglia di dimenticare il nostro faticosissimo recente passato, ma non è facile Si parte per Messina. Ai traghetti nell’attesa una coppia anziana si abbraccia. Vi è una discreta fila. Un uomo curvo, col telefonino in mano, fa la sua telefonata, la prima delle tante della giornata. Giuseppe mi vede scrivere, ma non chiede nulla per discrezione, un vu cumprà vende tamburelli siciliani, un altro cappelli per il sole. I biglietti per la traversata a/r costano fino a quattro giorni trenta euro, fino a 90, non si capisce perché, 50.
Lasciamo la bella Messina , città di mare e di grande traffico. Tutto passa dallo stretto. Essa è stata ricostruita dopo il terremoto dei primi del novecento. Il suo passato è stato di colpo quasi tutto cancellato. Ancora in periferia esistono delle baraccopoli, incredibile ,ma vero. Sembra una città di commercianti ed invece a Messina vi è il priorato della Massoneria, che è stato spostato da Malta. Quindi è una città piena di misteri. Nello Stretto vi sono le faglie, le placche continentali si scontrano e scaricano la loro enorme energia. Questa è una zona calda, gli abitanti, come gli etnei, risentono del fuoco dell’Etna, è gente abituata da sempre alla radioattività sopra la norma del vulcano “U Mungibennu”. Gli abitanti dei territori vulcanici dalle nostre parti si sentono quasi protetti dal grande fuoco, che distrugge, rigenera, non ne hanno paura , ma rispetto; gli stromboliani, che abitano sul cono di un grande vulcano sottomarino, non fanno caso ai continui tremori della terra, il vulcano non fa niente, dicono, a dispetto di tutte le opinioni degli scienziati.
L’Etna ,immensa e maestosa, con i suoi mille aspetti, appare diversa a secondo di dove la si guardi. E’ bellissima in tutte le stagioni con i suoi cangianti colori: nero della lava rassodata ,rosso della lava incandescente, marò delle foglie tremule degli alberi in autunno, giallo delle ginestre fiorite, verde dei prati e dei boschi. Essa è tranquilla e d’un tratto sbotta e fa saltare tutto per aria. Ho camminato sulla lava rassodata ed ancora fumante, sotto, dalle fessure, si scorge il fuoco, la lava incandescente. Si sente ancora il crepitio degli alberi che ardono, si vedono dei rami secchi: un paesaggio spettrale.
Dopo aver attraversato la Calabria, superato Sibari, andando verso Taranto, vi è una costa bellissima di ghiaia, lunga chilometri . La strada costeggia il mare azzurro, separata dalla ferrovia. Le spiagge sono quasi deserte . Ci fermiamo a Pistacchi, dove la spiaggia è sabbiosa per un bagno ristoratore, il gran caldo ci accompagnerà fino al ritorno. Temperature vicine ai quaranta gradi ed oltre. Quindi ripartiamo ed andiamo a Siponto, la città che poi è stata ricostruita in un sito vicino con il nome di Manfredonia. Appena giunti, visitiamo l’antica basilica di S. Maria Maggiore, il migliore esempio di stile romanico- pugliese, con forma di cubi sovrapposti,sovrastati da una cupola.
S trova nella zona archeologica, dove si conservano tra l’altro i resti di un teatro, delle terme ed un ipogeo, accanto i resti di una basilica paleocristiana costruita su un tempio di Diana; della basilica si conservano i mosaici con disegni geometrici.La cripta del 1200 sorregge con le sue ventiquattro colonne la basilica sovrastante, accanto un pozzo, da cui si rifornivano i viaggiatori romani . Nella basilica ,cioè al II livello, vi è un pregevole quadro di epoca bizantina raffigurante la Madonna col bambino, mentre nelle pareti circolari i sarcofaghi. Dopo la visita ci rechiamo in un convento , dove troviamo alloggio, alle porte di Siponto, I prezzi sono modici 30 euro con la prima colazione.
A Manfredonia vi è il porto, una passeggiata lungo il molo, un centro vivace in pietra calcarea bianca. Il nome della città è dovuta al suo costruttore, Manfredi. Il castello Svevo- Angioino è stato costruito quale fortezza da Manfredi, completato dagli Angioini e ritoccato dagli Aragonesi. Sotto Manfredi la città era porto franco, dotata di una zecca, città di regio diritto. Dopo l’invasione dei turchi nel 1620 Manfredonia non prosperò più. Non siamo andati a visitare il convento di San Leonardo in Lama Volare, ai tempi dei Franchi ospizio per i pellegrini, al pari di quelli francesi sulla via franchigena di Santiago di Campostela. L’indomani saliamo a Monte Sant’Angelo, chiamato così per la grotta di San Michele Arcangelo ,dove si dice sia apparso l’arcangelo, che ha lasciato in essa la impronta del piede. Dicono sia apparso in sogno a Manfredi. Adesso vi è una bella basilica a più livelli, la parte più antica corrisponde alla grotta, un vero e proprio gioiello architettonico, meta di pellegrinaggi. Nel momento in cui siamo andati a visitarla si celebrava la messa e si ricordava Santa Maria Maddalena, come in Francia, in queste zone vi è il culto della Maddalena. Accanto alla basilica, l’enorme castello fortezza con ponte levatoio, dove è nato Manfredi. Monte S. Angelo ,posto a nord di Manfredonia, ha delle case bianche con tetto spiovente, che si stagliano in altezza, poste una accanto all’altro , che danno al paese un aspetto particolare. Lasciamo il paese per recarci a circa 8 km nell’antica Abbazia di Pulsano,dei monaci scalzi, ordine povero dei benedettini, costruita da Gregorio Magno. Attorno le grotte degli eremiti, l’abbazia è stata soppressa, abbandonata, successivamente è stata ripresa e restaurata dagli stessi monaci. L’ abbazia di Pulsano si trova nella cosiddetta via longobarda dei pellegrini. Vi è una ricca biblioteca, una scuola di iconografia sacra e una di letture sante. In essa bisogna rispettare la regola del silenzio. Al momento della visita sono riuniti monaci e discepoli nella piccola cappella per lo studio della bibbia. Si parte verso San Giovanni Rotondo per la visita del sepolcro di padre Pio, accanto al magnifico ospedale. Nella costruzione, prima di accedere alla camera sepolcrale, vi è il racconto, attraverso gli oggetti, della vita del Santo, che viveva in un umile cella. In una parete sono conservate le epistole. Padre Pio espletava ,attraverso di esse, la sua funzione di guida spirituale. Dappertutto vi sono le sue foto, gli occhi esprimono intelligenza e, a volte, grande travaglio interiore, altre gioia. Nella camera sepolcrale vi è il corpo del Santo con una maschera di cera. Dopo la visita scendiamo a Mattinata ,un centro turistico tutto bianco, nella vicinanze delle coste bellissime e poi di ritorno al convento per la cena frugale. L’indomani si parte per una escursione nella foresta umbra, un parco, pieno di verde, alberi di alto fusto,con dei laghi, dove si potrebbero incontrare cervi e gazzelle. Dalla foresta dopo un’escursione a piedi scendiamo alla volta della costa, ci attende Vieste, bellissima con le sue coste piene di verde, grotte e calette e poi Peschicci, veri e propri gioielli del Gargano ,con innumerevoli campeggi e alberghi sul mare. Decidiamo di proseguire fino a Rodi , qui il paesaggio varia, il paese è meno sviluppato turisticamente, usciamo fuori e ci fermiamo in un campeggio che dall’alto scende fino al mare la cui costa è ora sabbiosa. Il campeggio è bellissimo, pieno di ulivi, piazziamo la nostra tenda sotto un albero, e scendiamo sulla spiaggia. Il campeggio è dotato di un albergo e di bungalow alquanto graziosi che affittano a settimana. La camera in albergo costa poco 80 euro per notte, ma decidiamo di stare a contatto con la terra, scegliamo la tenda.Ci attende un meraviglioso bagno al tramontare del sole, il mare è argenteo ed irradiato dall’ultimo fascio di luce. Il sole rosso tramonta sull’acqua.
Risaliamo lungo i viali alberati,accompagnati dal canto di migliaia di cicale, una doccia e una cena nel ristorante del campeggio. Poi ascoltiamo forzatamente della musica, purtroppo nel campeggio c’è una pessima animazione fino a mezzanotte e stiamo fino a tarda notte sulle sdraie della piscina. Vi è un caldo infernale, la tenda è infuocata, non vi si può dormire dentro. Per un po’ ci fanno compagnia dei napoletani , un po’ chiassosi. Ma verso le tre di notte vado a dormirvi.
L’indomani mi sveglio presto, un passerotto scende dall’albero e mi guarda, mi riconosce come un suo simile ,un abitante della campagna. Dopo una doccia ci rechiamo al porto per prendere l’aliscafo per le Tremiti. Finalmente la mia curiosità sarà appagata. Sono 5 isole di natura calcaree, che fanno parte una riserva naturale marina: San Domino, San Nicola, Capraia, Cretaccio e Pianosa. Scendiamo a San Nicola ed una barca ci accompagnerà alla lussureggiante San Domino piena di pini ,di viali, di calette: è tutta verde e bellissima. Dopo un breve giro ed un bagno ritorniamo a San Nicola, visitiamo la fortezza abbazia ed il villaggio attorno. Quindi nel pomeriggio facciamo rientro sulla terra ferma. L’indomani, in una giornata infuocata, prendiamo la via del ritorno, giungiamo a Trani e visitiamo la bellissima cattedrale vicino il mare, poi proseguiamo, ma di lì a poco ci fermiamo per un bagno, fa troppo caldo 45 gradi. circa, attraversiamo la calabria, i cui boschi bruciano, ovunque odore di fumo, ci fermiamo a Falena per un altro bagno e poi via per le montagne. D’un tratto, prima di arrivare a Villa in Aspromonte, la temperatura si abbassa repentinamente ed una fitta nebbia ci costringe a rallentare la nostra corsa. Poi la nebbia si dirada, siamo giunti sullo stretto, ci imbarchiamo e facciamo ritorno dopo circa 10 ore di viaggio e quasi 1000 km a San Gregorio. Ma siamo riusciti in parte nel nostro intento, allontanare il nostro passato recente fatto di angosce e preoccupazioni, per ricominciare a vivere, si spera, con maggiore serenità.