Sunday, June 27, 2010

Mille volte niente di Emma La Spina

Mille volte niente è il secondo libro autobiografico di Emma La Spina , il
prosieguo del primo Il suono dei Mille silenzi.
Il primo narra la vita di Emma in un orfanotrofio di Catania fino al
raggiungimento della maggiore età.
Il secondo prosegue il racconto dopo l’uscita dal collegio, che ha dovuto
lasciare, impreparata del tutto ad affrontare questa realtà per lei del tutto
nuova.
E’ come se ella sia nata a nuova vita, dopo un parto violento e improvviso, ed
ad accoglierla non vi siano le braccia della madre, pronta ad instradarla e
guidarla sin dai primi gemiti, ma una strada, una piazza sconosciuta con
panchine fredde e con sguardi, alle volte, malevoli, altre, indifferenti o
distratti dei passanti.
Resta lì sbigottita ed affamata, passa una sua compagna, chiede un aiuto
negato, la famiglia della ragazza è povera.
Si ricorda di giovani conosciuti e con un espediente telefona, finchè ne
trova uno disposto ad ospitarla.
La conduce a casa sua, una famiglia indigente, tutti devono contribuire alle
spese familiari; il ragazzo la ospita nel suo stesso letto nella stanza
condivisa col fratello.
Non vi è posto per i sentimenti, bisogna pensare alla sopravvivenza, sembra di
vivere le scene descritte e di sentire le voci della casa e della strada.
Si ritrova sposa di un marito distratto e non complice, sola in mezzo ad un
mondo dove è giunta per caso e necessità e che non gli appartiene.
E’ descritta una Catania degradata, ignorante, lasciata a se stessa,
dimenticata, lontana dai quartieri eleganti, si fa per dire, del centro.
E’ come se fosse invisibile, non conosciuta dai più, ed, invece, dovrebbe
essere particolarmente attenzionata soprattutto dalla classe politica ed
amministrativa locale, perché è molto vasta, non basta lasciarla alla carità,
non è sufficiente dare qualche posto precario e lo sforzo sovrumano di un
Antonio Presti, un grande mecenate che cerca di far acquistare la dignità, il
rispetto di sè e degli altri ad un quartiere con un tasso elevaio di
delinquenza, Librino, più esteso, da solo, dell’altra Catania.
Emma mette in particolare evidenza le difficoltà dei senza tetto,senza una
residenza è negata l’assistenza sanitaria , ( a Catania non esiste, ma potrebbe
essere creata, una strada immaginaria dove dare la residenza agli apolidi come
i barboni, a Roma è stata creata, suggerisce la scrittrice nella prima
presentazione del libro) .
Nel seguito della sua narrazione, mette in luce e parla, per essere stata
protagonista o testimone, dei pericoli gravissimi, in cui incorrono le persone
in stato di bisogno, le violenze e lo sfruttamento,il lavoro in nero , gli
abusi sessuali, la pedofilia, la prostituzione,la droga, la mancanza di una
vera assistenza delle ragazze madri; sì esistono le case famiglie, ma le ragazze vivono nell’indigenza, devono andare a lavorare ed hanno problemi a
lasciare i figli, a cui devono accudire.
Un’umanità senza scrupoli e senza il minimo senso di amore si accosta a
loro. Questa è la storia non solo di Emma, madre coraggio che lotta con
immenso amore per tenere con sè i suoi quattro figli e per dargli un futuro
dignitoso, ma anche dei suoi fratelli e sorelle, anch’essi abbandonati dalla
madre. Solo un fratello riesce a diventare avvocato, ed Emma, alla fine, scrittrice,
ma tutto questo dopo mille sofferenze e grazie alla sua volontà, tenacia, alto
senso di amore e civico innato, non certo insegnato.
Il libro è dedicato alle sue compagne meno fortunate e ai suoi figli tutti
ugualmente amati, a cui avrebbe voluto dare una vita serena.
Per tutti loro continua la sua difficoltosa opera, senza stancarsi mai, l’
autobiografia è stato scritta non per denunciare, la denuncia da sola sarebbe
sterile, ma per spingere ad un cambiamento possibile, fiduciosa com’è,
nonostante tutto. Non nutre rancore ,ma amore. E’ un libro di grande valore
sociale