E’ un libro scritto da Francesco Grasso, edito da Museo
Civico Etneo Antropologico ed Archivio
storico Mario De Mauro di Scordia, finanziato interamente dall’autore e dalla Comunità parrocchiale del Crocifisso
della Buona Morte di Catania, proprietà letteraria ed artistica riservata
all’autore.
L’autore è un transessuale, che vive nel martoriato
quartiere di San Berillo, conosciuto a Catania come il quartiere a luci rosse,
ormai semivuoto, ma in un tempo non
lontano abitato da artigiani e sede di fabbriche. San Berillo ha le sue origini
storiche nel lontano 600, un quartiere un tempo cresciuto
fuori dalle mura della città ed ora circondato dal centro cittadino. La storia di questo luogo è lunga e viene raccontata, grazie ad una
certosina ricerca storica, da una mostra allestita a Catania da Trame di quartiere sotto la direzione
artistica di Maria Arena, il coordinamento allestimento di Federica
Castiglione “ Narrazioni- Riflessi di
San Berillo. Trame, memorie e storia di
un quartiere che non si lascia cancellare”.
L’autore, nello
scrivere questo libro, narra oltre la sua storia personale anche quella
degli altri abitanti, descrivendo come
era e come è oggi la vita a San Berillo. Ci porta ad ammirare la sua gente per la purezza e l’umanità del
sentire. A San Berillo hanno trovato accoglienza, amore e comprensione oltre
agli avventori clienti, gente di tutti i ceti sociali e di tutte le
professioni, anche tutti coloro che sono stati respinti dalla società e dalle
famiglie ipocrite e cosiddette benpensanti o semplicemente succubi della
società. E così a San Berillo trovano
rifugio giovani ragazze madri, che hanno
voluto tenersi il figlio, lasciate sole da fidanzati e famiglie, giovani con
tendenze sessuali conclamate diverse da
quelle comunemente accettate dalla società, respinti anche essi dalle famiglie,
entrambi esercitano la prostituzione, immigrati che pagano a caro prezzo la loro
clandestinità o gente di colore che non trovano altro alloggio, in genere
venditori ambulanti senza alcuna
licenza, ragazze di colore importate con
inganno, io dico, non si sa con quale complicità, nigeriane , colombiane,
schiavizzate e costrette a prostituirsi. I guadagni derivanti da tale attività
sono notevoli, ma dice l’autore, le prostitute e i travestiti muoiono sempre
poveri, perché spendaccioni, non sono persone che risparmiano per il domani e
poi fanno a gara a chi fa i regali migliori al protettore bello ed aitante, di
cui tutti sono innamorati, gli affitti delle case sono carissimi, si pagano
cifre iperboliche per dei luoghi fatiscenti, si approfitta dell’illegalità
della posizione degli abitanti. Molti, se non usano le precauzioni dovute, si
ammalano e non possono lavorare e non hanno diritto a pensione. L’autore
stila una carta dei diritti e dei doveri
delle prostitute e dei travestiti che esercitano tale professione e ne propone
la legalizzazione e la regolarizzazione;
In caso di necessità, infatti, non avendo alcuna dichiarazione dei redditi da
esibire , non possono accedere ad alcun mutuo.
A prostitute e travestiti è negato l’amore, chi si avvicina a loro lo fa
per fini egoistici o addirittura per sfruttarli. Sono persone religiose, si
sentono accettate dalla chiesa e in essa trovano conforto ed in un certo senso
aiuto ed amore, Gesù le ha accettate e non condannate. Anche se spesso anche
alcuni preti di nascosto vanno da loro, così come i malavitosi, dopo il pranzo
domenicale. L’autore descrive le
alleanze, le invidie , l’accettazione reciproca, gli aiuti, ma anche le
lotte di potere delle locali con gli stranieri, le loro usanze e la superstizione,
le incursioni di giovani malavitosi e
della polizia nelle varie case e la devastazione delle stesse, che ha portato
le prostitute a spostarsi in altre parti della città, fuori dal quartiere per
strada.
Il libro mette in
luce la grande sensibilità di questa parte di umanità che vive fuori dagli
schemi sociali, accettando tutti e non meravigliandosi senza giudicare alcuno,
ed il grande bisogno d’amore.
Il libro , senza
volerlo da parte dell’autore, mette in luce le colpe di questa nostra società
che rinnega, emargina e violenta i suoi figli, non riconoscendoli e anzi li
sfrutta.
Sono sempre i vinti a pagare e non chi da tutto questo ne trae un guadagno.
Il libro è un atto di
amore e di gratitudine dell’autore per questo quartiere, che non vuole morire
ed una richiesta di aiuto per esso, un ringraziamento a chi lo ha aiutato e sostenuto nella sua opera .
Francesco dice “ da soli non è mai bello realizzare
qualcosa, la comunione realizza l’amore e rende soddisfatti del proprio lavoro
“.
Io personalmente penso che dobbiamo noi tutti ringraziare
Francesco per i suoi insegnamenti e chiedergli umilmente perdono.