Monday, July 03, 2006

Viaggi di donne: Bangkok koi Samui

Viaggio in Tailandia

Negli anni 90 ho deciso di recarmi, insieme ad una amica , in Thailandia, Bangkok- Koi Samui
Recatami in agenzia , con mio grande stupore, mi è stato chiesto quale tipo di viaggio volessi fare per la scelta dell’albergo, se di tipo culturale o sessuale. Ho risposto che naturalmente il mio era un viaggio di tipo culturale.

Bangkok
Una volta arrivate all’aeroporto di Bangkok ;”Città degli ulivi”,siamo state accolte da una guida locale , che parlava italiano.
Uscendo dall’aeroporto per raggiungere il pulman che ci avrebbe condotto all’albergo, siamo stati investite da un’ondata di caldo afoso, il cielo era plumbeo per lo smog, buona parte della gente usava le mascherine, il traffico era caotico.
La prima impressione di questa città con nullo di antico, ma con palazzi in cattivo stato e con le strade poco pulite in questa parte della città non è stata del tutto positiva. La guida ,nel pulman, ha
avvertito i viaggiatori dei pericoli di contrazioni di malattie per chi, recandosi in certi locali, fosse in cerca di avventura. Il pulman era pieno di turisti italiani,la maggior parte della Lombardia ed in maggioranza donne.
Giunte in albergo,parlando con alcune di queste, dall’apparente età di 60 anni, ho scoperto che esse avevano più volte fatto questo viaggio e che ,perciò, non avrebbero fatto alcun giro turistico, ma che si sarebbero recate la sera nel grande mercato di Bangkok per fare degli acquisti, che loro dichiaravano, essere convenientissimi. a Patpong.
Una volta assegnate le camere, il pomeriggio facciamo un primo rapido giro di una parte della città, che , quindi, si presenta in tutta la sua grandezza e varietà.
Bangkok era allora una città di circa 12.000.000 di abitanti, affollata di una miriade di negozi grandi e piccoli, situati anche all’interno di grattacieli in gran parte in mano ai cinesi, forniti delle più svariate mercanzie.
Lungo le strade ma soprattutto negli angoli, bancarelle con pannocchie fumanti ed altra roba e frutta la più svariata. A venderla donne ed uomini con occhi neri a mandola e con vestiti colorati.
Questa città ,per la sua grandezza mi fa paura, ho l’impressione che la concorrenza tra gli individui è spietata e che per affermarsi in essa bisogna essere lupi ed io, che ancora non lo sono e che penso non lo sarò mai , ho l’impressione che, qualora dovessi vivere in essa, potrei non farcela.
Comunque la sera , ci siamo recate nella sala da pranzo per il buffet, pieno di piatti colorati sia di cucina tailandese che internazionale, di frutta esotica e di verdura ,cotta e cruda e di bevande.
L’indomani giro in battello lungo il Chao Praya.
Sulle sue rive grattacieli, grandi alberghi, musei, teatri.
Alla fine siamo giunti all’isola di Rattanakosin,”dimora del Buddha di Smeraldo, per visitare il Grand Palace e la Cappella reale.
Un tempo l’isola era il cuore politico e culturale della capitale.
Siamo finalmente nella parte antica della città, cinta da mura.
Alla sinistra del palazzo reale, colla facciata di stile neoclassico, il quartiere delle donne,una volta abitato e governato solo da donne ai tempi della poligamia, con case, strade strette, giardini.
Avevano libero accesso, oltre al re naturalmente, solo gli operai ed i medici, quando fosse necessario . I figli del re fino alla pubertà abitavano con le loro madri.
Il gineceo era protetto dalle amazzoni, donne che praticavano le arti marziali, ma che studiavano ricamo,arte culinaria, e composizione floreale.
Una regina , verso la fine dell’ottocento, iniziò a vivere fuori del palazzo interno accanto al monarca ed assunse la reggenza in caso di assenza dello stesso e così è iniziata l’emancipazione della donna tailandese.
Altri edifici di straordinaria bellezza ,con tetti verniciati di rosso e verde e con chedi dorati ,con porte e finestre laccate, avevano ed hanno varie funzioni,tra cui le cerimonie funebri, l’incoronazione con la sala del trono e la sala dell’udienza.
In una di queste costruzioni vi è la camera da letto del giorno prima dell’incoronazione, ogni futuro re varca così la soglia del palazzo degli antenati.
La Cappella del Buddha di Smeraldo contiene questa statuetta, in verità di nefrite, che secondo la leggenda ha il merito di attirare numerosi benefici al regno che la possiede. Nel tempio statue dorate,mosaici di vetro, dipinti murali, intarsi di madreperle.
Nel Gran Palace vi è anche il più antico monastero buddista della Thailandia, entro il cui tempio vi è il Buddha disteso in attesa di morire e raggiungere così il nirvana,enorme statua dorata.
Tutt’ora abitato da monaci che praticano ed insegnano varie arti tra cui il massaggio.
Nel monastero vi era una vera e propria scuola del sapere. Una curiosità si diventa monaci in età adulta con piena coscienza ,non esistono monaci bambini.
Spesso gli uomini, una volta divenuti anziani,lasciavano le loro mogli e le loro famiglie per prepararsi alla dipartita ed entravano nei conventi diventando monaci.
. Tra gli edifici vi è anche la Biblioteca.
Come in tutte le civiltà il potere, la ricchezza, è diviso tra il potere politico e quello religioso, detentori del sapere.
Abbandonato il Gran Palace ci rechiamo nel grande spiazzo “Il Campo Reale” adibito alle cremazioni delle famiglie reali e luogo anche di feste primaverili. Esso si trova di fronte al Monte Meru dove si crede che le anime trasmigrano dopo la morte.
Si torna in albergo per riuscire il pomeriggio e fare un giro per i canali dove sono allocate le case galleggianti,predisposte su palafitte, in tutte le case un altarino.
Lungo i canali , uomini e donne sopra delle imbarcazioni piene di frutta e verdura offrono in vendita la loro mercanzia ai turisti.
Questa è la parte più povera della città piena di fascino per noi turisti,ma solo per noi.
La sera cena in un ben locale dove abbiamo assistito ad uno spettacolo di marionette.
Dopo due milanesi ci invitano a far un giro per i mercati di Patpong, decidiamo, quindi, di prendere un taxi.
Lungo la strada le signore ci raccontano di una serata trascorsa in uno dei locali notturni di Patpong, dove è possibile assistere a degli spogliarelli. e dove imperversa la prostituzione minorile.
Arrivate nelle strade affollatissime di turisti e non, visitiamo le tante decantate bancarelle, piene di roba firmata contraffatta anche italiana e di stoffe e vestiti e monili tailandesi, niente di particolare pregio., ai lati delle strade i locali con delle bambine truccate per attirare i clienti.
Dove c’ è miseria i minori vengono sfruttati da chi povero non è.
E la polizia corrotta sta a guardare.
Ad un tratto ci voltiamo le milanesi si erano dileguate tra la folla, decidiamo, confuse, di ritornare in albergo.
L’indomani partenza per Koi Samui, con un piccolo aereo locale affollato di turisti italiani,in maggioranza donne e milanesi ,che si recano spesso in queste isole per godere delle bellissime spiagge.

Koi Samui

Atterriamo in questa sorridente isola con un piccolo aeroporto, un piccolo autobus ci accompagna al bellissimo complesso alberghiero immerso nella vegetazione tropicale .
Suoni bellissimi si odono nell’aria sono gli uccelli tropicali, gli alberi e le piante in genere hanno foglie enormi, anche le farfalle variopinte che volano nell’aria sono più grandi.
Oltre la costruzione principale vi sono delle abitazioni a forma di barche di legno. Sono incantata.
La spiaggia è bianchissima, dei massaggiatori ,per lo più uomini, in verità brutti, facevano dei massaggi.
Il buffet nell’albergo è pieno di bevande colorate e di pietanze e frutti variopinti.
Vi erano delle banane piccole, ma gustosissime, dei frutti somiglianti ai nostri limoni, e poi, mango, pataie ed altri, ma i nostri sono più gustosi.
Dopo essermi un poco riposata decido di fare una passeggiata lungo la riva e successivamente di addentrarmi un poco nella vegetazione, ma, subito, sto per inciampare con una radice nascosta tra le erbe.
Mi rendo conto che questa isola è meravigliosa , ma selvaggia ed insidiosa.
Sicuramente pericolosa per noi non più abituati al contatto quotidiano con la natura selvaggia.
Intravedo una casa di legno e donne e bambini scalzi intorno alla casa.
Decido di non avventurarmi da sola e faccio ritorno sulla spiaggia con i suoi colori meravigliosi.
La sera con la mia amica ci rechiamo con una specie di camioncino, il taxi locale, nel centro abitato per una strada non asfaltata.
Anche questo piccolo paese , con banche, negozi, estetisti, massaggiatori, ristoranti, locali notturni ha le strade non asfaltate.
Le poche strade sono piene di bancarelle per turisti,con tutta roba che oggi si trova nei nostri mercati.
L’indomani di buon ora mi informo per fare un giro nell’arcipelago con un battello locale e non con una gita per turisti , mi voglio rendere conto della vita degli abitanti del luogo.
Convinco la mia amica, un poco timorosa, a seguirmi .
Arrivata al porto ci imbarchiamo sul battello, in cui si saliva mettendo il piede su una grossa ruota.
Con noi erano tre stranieri e tanti indigeni vocianti,un po’ primitivi . Sul battello ci offrono frutta esotica..
La navigazione,costeggiando isole selvagge,durava circa due ore per approdare in una di esse,scendendo dal battello e prendendo una piccola barca , che imbarcava acqua, stipata di persone.
Comunque il tratto era breve.
Sbarcate, la mia amica era terrorizzata, decido di fare da sola un piccolo giro per l’isola, ma l’isola era selvaggia, mi inoltro un po,’ attraverso un ponte di corda, continuo ancora,poi decido di tornare e trovo la mia amica con i capelli drizzati.
Aveva deciso di prendere il sole sdraiata , ma si era accorta di avere accanto un grosso lucertolone, forse un varano,che la osservava.Quindi aveva deciso di spostarsi sotto una palma, ma degli indigeni ,con una lingua incomprensibile, gesticolando affannosamente, la hanno avvertito del pericolo di caduta di noci di cocco .
Dopo un po’ ci imbarchiamo per il ritorno.
Ma durante il viaggio il mare si ingrossa ed il battello sembra non farcela con le onde, infatti ad ogni ondata il motore si spegne, per fortuna, per poi riaccendersi.
Dico la verità ho pensato che avrei potuto non rivedere terra .
Alla fine siamo arrivati. La sera abbiamo mangiato in un ristorante sulla spiaggia a base di pesce. Ma quello dei nostri mari è mille volte più saporito La luna si rispecchiava nel mare argentato e tante luci di candele accese sfavillavano nei vari tavoli dei ristorantini sulla spiaggia. In questa isola incantata mi sembrava di sentire maggiormente l’influenza della luna..
La mia compagna di viaggio mi comunica che non intende più rischiare la pelle, e che pertanto per il resto dei giorni farà solo bagni e massaggi nella spiaggia antistante l’albergo.
L’indomani decido di fare un giro dell’isola con una escursione organizzata, e così vedo le bellissime spiagge, visito i villaggi con le loro case di legno e le bancarelle con frutta , verdure, ed involtini con foglie ed un interno di un impasto bianco,non so cosa sia , ma decido di assaggiarli, hanno per me un sapore tutto nuovo.
Mi reco al giardino delle farfalle e poi assisto al combattimento tra galli, tra gli spettatori, gente del luogo che facevano le scommesse. Assisto anche allo spettacolo con i serpenti e con gli scorpioni.
Nell’attesa dell’inizio dello spettacolo una bambinella, con estrema naturalezza, con una mano teneva un serpente e con l’altra il biberon, da cui succhiava il latte.
Dei ragazzi siamesi si facevano pungere dagli scorpioni che camminavano sul loro corpo, altri si facevano avvolgere dai serpenti, uno straniero, un pò gradasso, ha preso un serpente e lo ha fatto strisciare sul proprio corpo.
Un giovane siamese, infine, ha fatto uno numero col cobra.
Egli aveva tutte le mani e le braccia deformate a causa del veleno del serpente.
L’antitodo sull’isola non era reperibile e le strutture sanitarie erano quasi inesistenti.
Su tutta l’isola vi erano serpenti velenosi e scorpioni.
L’indomani mi reco in spiaggia e mi avvicino ad un bellissimo bambino, la madre,parlando nella sua lingua, mi dice di portarlo via con me. Era strano, riuscivo a comunicare perfettamente, e così gli ho risposto nella mia lingua che non potevo, ma ella insisteva. Quella madre era un’ottima donna che voleva assicurare un futuro migliore al figlio. Questo episodio mi rimarrà per sempre in mente. Successivamente con un fuoristrada, guidato da un italiano , che abitava nell’isola, mi sono recata nella foresta tropicale.Questo italiano,un milanese, rappresentante commerciale , in seguito ad un viaggio ,aveva deciso di trasferirsi sull’isola ,dove aveva acquistato in compartecipazione un bar con un tailandese ed aveva acquistato un fuoristrada con il quale effettuava giri per l’isola. Nella foresta vi erano alberi di caucciù , che rappresentavano un tempo una ricchezza per l’isola, ora soppiantati dalla gomma sintetica . Vi erano delle rocce di origine vulcaniche bellissime, che danno ,insieme alla natura tutta intorno il senso della sua grande forza, davanti alla quale noi siamo piccoli esseri, che possono in un attimo essere travolti da essa, specialmente noi cosiddetti civilizzati.Gli abitanti di questa isola,che si arrampicano nelle ripidissime pareti rocciose come delle scimmie, hanno maggiori poteri di difesa. Essi sembrano essere perfettamente integrati nella natura e danno l’impressione di essere un tutt’uno con essa, e, invece, noi occidentali,vivendo immersi nel cemento, abbiamo perso in gran parte il contatto con la madre terra e di conseguenza molte facoltà intuitive e molte conoscenze delle civiltà cosiddette più primitive.
La cosìddetta civiltà ci fà acquisire tante conoscenze , ma ce ne fà perdere tante altre. La foresta era piena di ruscelli. In mezzo ad uno di questi un monaco buddista aveva costruito la sua casa nella roccia e scolpito dei grandi massi a forma di animali, una grossa tartaruga, dei pesci. Si era ritirato in questo luogo all’età di 50 anni e in esso ha vissuto da eremita per molti anni ,fin quando non è stato divorato da una tigre. A fare questa bellissima esperienza vi erano con me tedeschi ed inglesi.. Tutte queste bellissime sensazioni mi fanno venir voglia di restare in questo paese meraviglioso per anni, ma,invece, l’indomani la dovrò lasciare per forse mai più farvi ritorno.

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