Ogni mattina verso le 8.00 un gruppo di Zingari formato da donne , pochi uomini in verità , e bambine attraversano di tutta fretta piazza Università per recarsi alle loro postazioni di lavoro lungo le strade o davanti i supermercati o le chiese.Si, per queste comunità chiedere l’elemosina è un lavoro che svolgono con puntualità, con orari ben precisi e qualunque siano le condizioni atmosferiche. Le donne, alcune sono ben paffute e con denti d’oro, altre, invece mingherline e con segni di bruciature o di altre cicatrici sulle braccia,alcune sembrano incinte, altre recano dei bambini piccoli, tutti rossi e ben paffuti.Ai semafori delle vie di maggior traffico intere famiglie, uomini, donne, bambini chiedono l’elemosina o lavano i vetri. Si sono spartiti il territorio con gli altri immigrati. Ogni tanto si incontrano degli uomini o dei ragazzi che suonano la fisarmonica.A volte, invece dei bambini soli, che sembrano senza famiglie, stanno ai semafori o per le strade, ma da lontano una persona adulta li sorveglia.Questo è il loro modo di vivere, sono analfabeti, i bambini non vanno a scuola. Vivono in condizioni precarie nelle periferie della città o de paesi limitrofi. Ho incontrato un solo ragazzo che tutto orgoglioso mi ha riferito di studiare, è un ragazzino particolarmente sveglio.Un ragazza, con la sorella più grande, ormai da anni, chiede qualche soldo o che le venga comprata la spesa per sé e per i suoi familiari davanti un supermercato del centro. Il quartiere le ha adottate, da quando un giorno, senza neanche un cappotto, con vestiti estivi, tutte intirizzite per il gran freddo, abbracciate per riscaldarsi, chiedevano l’elemosina.La ragazza era, allora, una bambina, non ha studiato, come dice vergognandosi, ed ora che è cresciuta, vedo, qualche volta, che la avvicinano uomini avanzati nell’età.Anni fa mi è capitato una cosa incresciosa. Una zingara, ogni mattina chiedeva l’elemosina assieme ad un bambino, di quattro anni circa, seduta davanti un palazzo del centro ed io avevo preso l’abitudine di comprare un dolcetto o un arancino al bambino, un giorno, però, la donna è venuta da sola e da allora il bambino non si è più visto.Ho chiesto notizie alla donna , ma ella dapprima mi ha detto di non comprendere l’italiano e poi che il bambino stava male, molto male.Tempo dopo ho parlato con un mio amico dirigente la sezione immigrati, il quale mi ha consigliato di non fare l’elemosina ai bambini per non contribuire ad incrementarne lo sfruttamento, se non addirittura, in alcuni casi, il traffico.In questi giorni si discute del provvedimento della questura di Cosenza che ha sottratto alle famiglie Rom i bambini per affidarli alle case famiglie ed ha arrestato i genitori per sfruttamento. Non penso che provvedimenti di questa portata possano essere presi a cuor leggero, si parla di separazione di bambini dai loro legittimi genitori e di sfruttamento di minori.E’ chiaro che tra la popolazione di zingari esistono delle buone famiglie e che non si può parlare sempre di sfruttamento, ma se le abitudini di vita della comunità restano queste, quale futuro hanno i giovani di queste comunità in questa società dove devono vivere?Se lo Stato non interviene saranno sempre degli emarginati o degli schiavi o ancora divenuti adulti schiavizzeranno a loro volta. L’intervento dello Stato naturalmente può essere diverso a secondo dei casi, ma è necessario al fine di creare le condizioni migliori per un inserimento nella società , pur rispettando, ove possibile,le loro tradizioni.
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