Tuesday, January 16, 2007

Viaggio a Koalalumpu e a Bali dopo l’undici settembre

Subito dopo l’undici settembre mi sono recata a Kuala Lumpu e a Bali.
La prima è la capitale della Malesia, una città metropolitana ultramoderna con grattacieli, piena di centri commerciali e due torri, ora le più alte del mondo.
Il suo aeroporto è stupendo, mai visto in Europa uno così, con eleganti negozi ed affollatissimo di uomini di affari in transito.
La gente ,per le strade, corre sempre indaffarata, non vi è nessuna differenza con la vita delle nostre grandi città.
Le donne studiano, lavorano, occupano anche posti di responsabilità, vestono all’europea, alcune portano in testa eleganti foulars di seta.
Ma le bambine vanno a scuola con una divisa simile a quella delle monache, retaggio della cultura islamica.
In Malesia, infatti, la maggioranza della popolazione è musulmana.
Nei confronti di noi europei sembrano nutrire dell’astio, ci considerano dei prepotenti, anche se trattati con educazione, ci sentiamo mal tollerati.
Ma che ne è della terra di Sandokan?
Sembra che nulla sia rimasto.
Al posto delle belle foreste tropicali con i suoi rumori e con i canti degli uccelli, vi sono tanto cemento e tane industrie soprattutto di stagno.
Nelle immediate vicinanza della capitale vi è una rara piantagione di caucciù ormai soppiantato dalla gomma.
Un amico mi dice che la foresta è ormai solo nelle isole del Borneo, dove egli si reca più volte l’anno per diversi mesi al fine di studiarne la flora e la fauna, ma io non ho la possibilità di recarmi in questi luoghi.
Il cielo è bigio a causa dei fumi delle industrie.
Ci dirigiamo verso il fantastico Stretto di Malacca descritto in tanti romanzi e che tanto mi ha fatto sognare. Che delusione !
Il suo mare è quasi marrone, a causa degli scarichi. La città ha, però, un fascino particolare con i suoi edifici coloniali portoghesi, olandesi, il rosso quartiere cinese brulicante di negozi e templi buddisti, ed i tanti risciò che girano per le vie.
Si respira un’aria particolare, quella di un’antica città con un grande porto commerciale dove sono approdati tanti popoli che hanno lasciato l’impronta della propria cultura.
I suoi abitanti hanno una inusuale larghezza di veduta data dalla convivenza di tante etnie e grande tolleranza nei confronti degli stranieri, che non considerano tali ,perché essi stessi si sentono cittadini del mondo.
Mi ricordo di una figura particolare,un cinese alto e slanciato, vestito con gli abiti suoi tradizionali e con un ombrellino colorato, che camminava con disinvoltura per le strade del centro..
Lasciata la Malesia, volo verso Bali, piccola isola vulcanica dell’arcipelago di Sonda in Indonesia, separata dall’isola di Giava da uno stretto.
E’ verdeggiante, terrazzata, in parte pianeggiante, in parte collinare e montuosa, numerose le risaie
Il suo clima è monsonico, caldo, umido.
Vive soprattutto di agricoltura e turismo.
Appena atterrata ho l’impressione di essere ben accolta da questa terra ridente.
Sono arrivata in un’altra realtà .
Non più persone indifferenti, presi dal loro affannoso correre della vita quotidiana o gente piena di astio.
La civiltà industriale è ben lontana.
I volti sono tranquilli,non è raro vedere lungo le strade uomini appollaiati come gli uccelli che si godono la natura. Non più vestiti firmati, ma persone umili ed anche poco istruiti, siamo in una isola i cui abitanti, nonostante il business del turismo, vivono come un tempo e conservano gli antichi valori, le tradizioni e la cultura loro propria; non sono stati ancora, si fa per dire, civilizzati. .
Grossi ed eleganti complessi alberghieri sono sparsi nelle adiacenze delle bellissime spiagge.
Centinaia di candele nei ristoranti illuminano la sera chilometri di spiaggia
L’albergo, dove ho alloggiato, un 5 stelle, è posto sulla spiaggia, è dotato di una bella piscina, circondata da un giardino fiorito con alberi secolari , su cui saltellano donnole incuranti della presenza degli uomini.
I topi circolano indisturbati nei corridoi, nei cornicioni delle sale di aspetto del centro benessere, ma non nelle sale da pranzo e nelle camere: sono ben educati.
I Balinesi sono per lo più induisti e rispettano la natura e gli animali.
Sono piccoli di statura e dotati di un innato senso artistico.
Nell’isola è possibile assistere a spettacoli teatrali con attori in maschera, che rappresentano l’eterna lotta del bene e del male, come pure a danze di donne con costumi tradizionali.
Camminando vedi centinaia di sculture in legno, opera di artisti locali.
Ma il batik, venduto in tante botteghe, non è per lo più opera degli artigiani del luogo, ma importato dall’isola di Giava.
Se in una bancarella chiedi il prezzo della merce esposta e lo contratti, devi comprarla se non vuoi offendere il venditore.
Le donne sono esperte nella composizione di cesti di fiori e frutta, che, in occasione delle feste sacre, offrono nel tempio alle divinità .
I balinesi sono superstiziosi, fanno offerte per ingraziarsi le divinità del bene e del male, le prime,credono, dimoranti in montagna, le seconde in fondo al mare.
Le offerte migliori sono riservate a quelle del bene, ma quelle del male non vanno dimenticate per non attirarne le ire.
Almeno una volta nella loro vita si recano in pellegrinaggio alla montagna, come pure portano le offerte al mare con il sacerdote officiante agli dei degli inferi.
Vi sono centinaia di templi sull’isola, costruiti con pietra vulcanica.
Ve ne è uno circondato dalle acque del mare: in questo luogo i tramonti sono indimenticabili.
Venerano anche gli antenati.
In ogni casa vi è un altare ed un cortile centrale, su cui danno tutte le camere.
In quest’ultimo si svolge la maggior parte della vita domestica.
Peter, la guida, riferisce che sua moglie, per pigrizia, non sempre fà le dovute offerte , attirando sulla famiglia innumerevoli guai, ma egli pensa di riparare a ciò costruendo nella loro casa un altare più bello.
Le abitazioni sono molto modeste anche quelle dei notabili.
E’ gente pacifica che abiura la guerra e la violenza in genere. E’ ospitale e pronta sempre ad aiutare il prossimo con generosità
E’ una società ancora patriarcale.
Le donne, come gli uomini, possono tenere scoperto il busto, ma devono aver ben coperto la metà inferiore del corpo in quanto ritenuta impura.
Prima di entrare in un tempio devono purificarsi facendo le abluzioni nelle apposite vasche.
La nostra guida parla delle scimmie come se fossero delle persone e dice che il benessere, e il guadagno facile portano sia gli uomini che le scimmie alla disonestà.
Le scimmie, che abitano nei pressi del tempio,si sono abituate a chiedere il cibo ai turisti, hanno perso l’abitudine di procacciarlo nella foresta.
In caso di diniego lo rubano o, per dispetto, sottraggono ai malcapitati borse o macchine fotografiche.
Lasciata l’isola per far rientro a casa ,conservo nel mio cuore il ricordo della semplicità, della bontà, gentilezza, saggezza e generosità di questo popolo per tanti versi più civile del nostro, il cui cuore, talvolta, sembra essere diventato di pietra.

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