Ricordi
Nel secolo scorso, negli anni novanta, mi sono recata in Turchia, proprio quando il governo italiano sconsigliava tale viaggio, per via di un attentato terroristico.
Con me vi erano altri 12 viaggiatori per niente intimoriti e decisi, invece, a visitare questo affascinante paese. Per quanto mi riguarda devo dire che ero felice di fare quel viaggio, curiosa come sono, e sicura che nulla di spiacevole sarebbe accaduto.
Atterrati ad Istanbul siamo stati accolti da due sorridenti uomini, uno più anziano ,l’altro più giovane, che non corrispondevano per niente con la mia idea degli uomini turchi, infatti avevano la carnagione e i capelli chiari.
Erano due ex capitani mercenari, che, fra l’altro, avevano partecipato alla guerra del Vietnam, amici per la pelle, visto che in diverse occasioni l’uno aveva salvato l’altro. Il più giovane, ora insegnante di storia dell’arte, d’improvviso sembrava assentarsi del tutto, erano le conseguenze dello shock subito in Vietnam. Quello più anziano, circa sessant’anni, parlava ben 15 lingue.
Essi ci hanno accompagnato nell’elegante albergo a noi destinato, con vasche d’acqua immerse nel verde dei giardini tipici del medio oriente e con eleganti negozi. Qui mi sentivo al sicuro ed avevo l’idea di poter girare tranquillamente, ma il capitano anziano mi ha richiamato, dicendomi di non allontanarmi dal gruppo.
Istanbul era ed è una grande metropoli in parte antica, in parte moderna, con quartieri ricchi ed evoluti e con altri poveri, con monumenti da mille e una notte che portano a sognare ed immaginare il suo ricco passato.
Lungo le rive del Bosforo vi sono le più fastose ville, che all’esterno non sono così appariscenti.
Il Bosforo divide l’occidente dall’oriente, la faglia, che separa i due continenti, attraversa la città. Instabul è detentrice di una grande cultura, derivante dall’incontro di popoli diversi, che in passato ed anche nel presente la hanno arricchito e continuano a farlo con le loro conoscenze.
A volte si sente parlare della Turchia e dei turchi , come di una nazione e di un popolo che, ancora, fa paura ( mamma li turchi!!). Si dimentica che in essa vi è stata l’antica Troia, la civiltà greca, il grande impero di Bisanzio, poi quello romano di oriente ed in seguito quello ottomano.
Essa è, quindi, una culla della civiltà.
Quanto sfarzo vi è soprattutto nei monumenti antichi, ( un soffitto pieno di diamanti, moschee gigantesche con i marmi più preziosi, cucine immense, smeraldi, rubini, diamanti nel palazzo del sultano). Tutto ciò suscita in me il pensiero della vanità umana, quante bocche si potrebbero sfamare con i diamanti incastonati nel soffitto!
Una città vivace, le donne erano sorridenti ed anche se portavano il fazzoletto in testa, non mi sembravano tanto sottomesse, ho visto una donna dare un ceffone al marito che si è voltato a guardare una delle due insegnanti del gruppo.Esse hanno avuto il diritto di voto negli anni 30 del secolo scorso, prima di quelle italiane,ma il delitto d’onore, è punito sempre con le attenuanti , come quello sulla violenza alle donne. Inoltre il posto in macchina, quello accanto al guidatore era sacro e non poteva essere contaminato da una donna italiana vestita scollata, perciò, considerata di facili costumi.
Una ragazza del gruppo, scherzando col giovane capitano, per ripararsi da un gettito d’acqua, ha pensato di entrare nella macchina di uno sconosciuto e di sedersi nel sedile davanti, il capitano si è messo le mani ai capelli e le ha intimato di uscire immediatamente, perché, se fosse sopravvenuto il proprietario, avrebbe preteso il pagamento del sedile nuovo in quanto la moglie non poteva più sedersi nel sedile così contaminato. Comunque grande differenza vi era tra la condizione delle cittadine e quella delle campagnole. Comunque lasciata l’affascinante Costantinopoli abbiamo visitato un antico caravanserraglio, ed immagino gli antichi viaggiatori con i loro bei cavali dal pelo lucente e le carovane che vi trovavano riparo. Quindi siamo andati verso la nuova capitale, Ankara ,la città della lana d’angora nell’Anatolia, che abbiamo attraversato velocemente. Da uno sguardo così veloce non mi ha particolarmente colpita, sicuramente non ha il fascino di Costantinopoli. Ci dirigiamo verso la Cappadocia, una regione montagnosa unica al mondo, adesso essa è molto più piccola di quella del periodo greco. Qui il paesaggio è di una bellezza incomparabile , l’aria è fresca per l’altitudine. Vi sono antichi villaggi sotterranei a diversi piani, dove gli abitanti piccoli di statura, si rifugiavano in caso di incursioni nemiche, le volte degli ambienti sono basse e la aerazione è simile a quella dei formicai. Lungo le strade vi erano mercati di prodotti locali, tappeti, stuoie, tessuti a mano. Ho comprato un bel tappeto di lana dai bei colori vivaci con predominanza di tonalità rosse , con cui ho ricoperto una cassapanca. Si incontravano anche cammelli e bambini dagli occhi scuri e furbi che chiedevano monete o caramelle, a quell’epoca sicuramente vi era in questa parte della Turchia molto analfabetismo e povertà. Giungiamo nella vasta area archeologica di Pummacale piena di antiche rovine, quindi alle cascate con le sue bianche vasche e poi nella valle dei camini delle fate ,un luogo unico al mondo, sul terreno tante rocce tufacee scavate ed abitati da anacoreti e da indigeni ora datesi al commercio turistico. Le rocce tufacee sono per lo più a forma di cono e sono facilmente scavabili, ai piani superiori si accedeva con scale di legno esterne, l’interno è molto confortevole. Queste formazioni sono l’effetto dell’eruzione di materiale tufaceo di un antico vulcano. Mai visto nulla di simile.
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