Cari amici sono partita di nuovo, stavolta la mia meta è stata Berlino.
Un breve viaggio, i giorni a mia disposizione sono stati veramente pochi.
I Berlinesi sono persone veramente in gamba, che non si arrendono di fronte
all’avversità, il ricordo della guerra e delle sue conseguenze negative è
ancora molto forte, è dell’altro giorno la notizia che un uomo di quarantadue
anni ha staccato la testa alla statua di cera di Hitler, perché contro la
guerra e le atrocità commesse. I berlinesi hanno pagato con la distruzione
della propria città ed in termini di vita umane e di dilaniazione degli
affetti, ma hanno saputo reagire con serietà e determinazione. sottoponendosi a
grandi sforzi economici per la ricostruzione, hanno rifatto chiese, monumenti,
palazzi, castelli e conciliato mirabilmente l’architettura antica con quella
moderna.La città è piena di vita, di luci, di attività culturali, concerti di
vario genere, mostre , musei, festivales, parchi, laghi, canali,luoghi di
memorie storiche, non si finisce mai di stupirsi. Berlino è multienica e varie
religioni coesistono sullo stesso territorio, ma questo spirito di accoglienza
fattiva ( sono state creste scuole per l’integrazione degli immigrati e dati
aiuti alle famiglie), è stato annientato in un momento da un uomo, Hitler, il
cui ricordo brucia ancora. E tutto ciò si sente nell’aria.e dà ad essa un’aria
di mestizia, nonostante le belle giornate estive ed il canto degli uccelli nei
parchi.
Ancora per la verità nelle strade si incontrano dei giovani nuveaux nazisti,
ma sono per fortuna una sparuta minoranza. Le birrerie non sono così festose
come in Baviera, mentre i monumenti pubblici e le strade sono fastosi, non così
le abitazioni dei privati, piuttosto modeste villette di lavoratori onesti e
indefessi, il senso del pubblico e del collettivo prevale sul privato, la gente
veste con sobrietà e con un poco di cattivo gusto, anche l’arredamento delle
case ne risente. E la città nel suo complesso che deve far bella mostra di sé,
non il singolo, non c’è vana gloria a differenza della Italia, gli italiani
forse per il loro modo di fare in generale, però, non sembrano essere
particolarmente ben visti. E se prendessimo esempio dalla serietà della
Germania, forse avremmo qualche speranza di farcerla nonostante tutto. Ah
dimenticavo ho visto delle carrozzine in città con dei bambini, in Italia non
se ne vedono più, se non qualcuna. Stanno facendo una politica che tenga conto
dei giovani ai quali danno una speranza futura? I nostri figli sono
scoraggiati, pensano che, se vorranno crearsi un futuro, devono emigrare,
lasciare la loro bellissima terra per loro divenuta inospitale, Ed in Italia
fra qualche anno chi rimarrà? Solo vecchi ricchi non in grado di badare a loro
stessi, tutto ciò mi suscita un’enorme tristezza. Ma a tutto ciò si può porre
rimedio, girando la corda pazza e facendo agire quella savia.
Questo è il blog di Virginia Giuliano dove si pubblicheranno argomenti di pace, di viaggi, sociali,di cultura, di arte.
Saturday, December 13, 2008
Sunday, December 07, 2008
Andando verso Santiago di Campostela partendo da Catania: improvvisazione di un viaggio, accadimenti fortuiti, coincidenze…
A settembre di questo anno (2008) con Giuseppe decidiamo di partire per 12
giorni per uno stacco dal solito tran tran quotidiano. Siamo molto impegnati,
non abbiamo il tempo di programmare , tutto è lasciato al caso, acquistiamo
però una guida Touring relativa al Cammino di Santiago de Campostela (luogo
della stella), pensando di percorrere una parte del Cammino Francese, primo
itinerario culturale europeo e patrimonio dell’Umanità. La cosa mi diverte,un
pò meno a Giuseppe che si lamenta. Nella quotidianità siamo costretti a vivere
le nostre giornate secondo ritmi già stabiliti e di ciò continuamente ci
lamentiamo. All’ultimo minuto Giuseppe decide e prenota l’aereo per Torino da
Catania e da Bergamo per Santander e a da qui una macchina per il viaggio fino
a Leòn e ritorno.
· I Tappa. Torino.
Vi ho abitato per circa un anno nel 1977. Appena arrivata mi accorgo che il
ricordo delle vie, un tempo a me familiari, si è sbiadito. Dobbiamo rimanervi
solo un giorno, cerchiamo di alloggiare all’ostello della Gioventù nei pressi
di viale Tovez, dove è sito tra l’altro l’austero collegio Sacro Cuore,
frequentato un tempo anche dagli Agnelli.
Ma nell’accogliente ostello non c’è posto, occorreva prenotare ,magari via e-
mail, ci spostiamo, quindi, in un albergo centrale modesto, siamo dei
pellegrini del XXI sec., vogliamo vivere con modestia, si fa per dire, il
nostro è un viaggio culturale e spirituale, anche se non cristiano, vogliamo
mettere alla prova noi stessi, almeno questa è la mia idea.
Dopo aver passeggiato per le vie del centro, in mezzo alle bancarelle piene
di interessantissimi libri anche antichi e rari, ci avviamo al Museo Egizio, il
secondo dopo quello del Cairo. Qui è conservato tra l’altro il papiro
contenente il cosiddetto Libro dei morti, la cui traduzione esatta è “Libro
per uscire al giorno”, contenente una serie di formule magiche religiose che
venivano recitate dal sacerdote lettore per aiutare il defunto nel suo viaggio
nell’aldilà, viaggio che lo doveva condurre, per essere giudicato da Osiride,
dio dei morti e poi verso la luce; sono formule e racconti incentrati sul
viaggio notturno del Dio Sole (nelle sue diverse manifestazioni) e della sua
lotta con le forze del male (tra cui Apofi) che tentano, nottetempo, di
fermarlo per non farlo risorgere al mattino.
Apofi, secondo gli antichi egizi, era la divinità del buio e del Caos, spesso
rappresentato con le sembianze di un serpente cobra, poteva essere combattuto e
reso innocuo, per un certo tempo, ma non distrutto rappresentando, nel continuo
conflitto con Ra, lo scontro ancestrale tra bene e male. Era necessario
l'intervento del dio-serpente Mehen e di Iside per garantire il proseguimento
del viaggio del Sole nella Dua,. Secondo la mitologia Apofi, dopo essere stato
domato dalle forze del bene, veniva incatenato e trafitto coi coltelli, il
sangue che sgorgava dalle sue ferite, tingeva i cieli mattutini di rosso.
Mehen, nella mitologia egizia, è il benefico dio-serpente, guardiano della
sacra barca solare di Ra ,Dio Sole, e il cui nome significa "colui che è
arrotolato. Iside è spesso simboleggiata da una vacca,che racchiude tra le
corna il Sole. Nell'iconografia è rappresentata anche come un falco o come una
donna con ali di uccello e simboleggia il vento. In forma alata è anche dipinta
sui sarcofaghi nell’atto di prendere l’anima tra le ali per condurla a nuova
vita. Solitamente viene raffigurata con un’uadi. Lo scettro uas era un bastone
con una forcella all'estremità inferiore e nella parte superiore, leggermente
ricurva, la testa stilizzata di un animale. Frequenti anche le rappresentazioni
della dea mentre allatta il figlio Horo. Nel Duat, aldilà, oltretomba, Osiride
pesava i cuori dei morti su un piatto della bilancia, mentre sull’altro vi era
una piuma. Le anime, che pesavano di più a causa dei peccati, venivano date in
pasto ad Ammit, mentre quelle che erano abbastanza leggere venivano mandate da
Aaru
Il libro dei morti , oltre che su papiro, è conservato raffigurato sulle
pareti delle piramidi o sui sarcofaghi. Una curiosità si sono trovati altri
libri della liturgia funeraria nelle tombe come la Litania di Ra, il Libro
delle porte, il Libro delleà caverne, il libro del paradiso, il libro della
terra.
Usciti dal Museo, presso un caffè, sorseggiamo la famosa cioccolata calda.
La sera camminiamo lungo le rive del Po’ e a piazza Castello.
· II Tappa Bergamo e Paesi Baschi
L’indomani ci rechiamo a Bergamo per prendere l’aereo per Santander, una
tappa del Cammino nord, ridente cittadina sulla riva nord dell’Atlantico,
capitale della Comunità Autonoma della Cantabria, sul golfo di Biscaglie, dove
fra l’altro vi è l’università dell’Opus Dei. Arriviamo all’aeroporto di sera e
per fortuna riusciamo a prelevare la macchina prenotata via internet, i prezzi
sono molto convenienti. Camminando per le vie del centro finalmente riusciamo
a trovare l’albergo, dopo molteplici giri troviamo un posto in un posteggio ad
ore. Andiamo in un’enoteca vicino l’albergo, che già stava per chiudere e ci
serve per dovere di ospitalità un piatto di formaggi e del vino, tutti gli
altri locali nelle vicinanze sono già chiusi e poi una passeggiata fino una
delle due chiese principali, la "Iglesia de la Anunciacion" del XVII, detta la
Compaňia, L’indomani, dopo una panoramica delle strade centrali , ci rechiamo
nella residenza estiva dei reali sulla penisola della Maddalena e nella plaia
adiacente per un bagno ristoratore. Poi partiamo, facciamo la litoranea del
Golfo di Biscaglie, in spagnolo Vizcaya, la costa è di impareggiabile bellezza
spesso rocciosa, alta e frastagliata, altre volte con spiagge bianche o dorate,
riparo per le tartarughe, paradiso dei serfisti per le onde alte e tumultuose,
il mare atlantico è profondo ed abitato da cetacei e delfini, ma anche di pesci
di piccolo taglio, tipo le acciughe. Arriviamo a Donastia San Sebastian,
cittadina della costa elegante e raffinata, posteggiamo lungo la riva del
fiume Urumea, che lo attraversa, ci rechiamo presso un ufficio turistico e
troviamo un alloggio, per la verità molto scadente, ma, frequentato da
studenti peregrini, in pieno centro storico vicino alla piazza mercato e all’
elegante Calle Mayor, giriamo per le vie alla ricerca di una trattoria tipica e
successivamente della Cattedrale del Buon Pastor, della metà dell’ 800, e
dopo del teatro. L’indomani, prima di ripartire, facciamo una passeggiata lungo
el paseo, la salita del castello, fortezza sul monte Urqull, una foto alla
seconda Cattedrale, quella di San Sebastian ,una passeggiata fino alla
spiaggia, dove vi è l’antico lido stile bell’epòque, e partiamo alla volta di
Bilbao, capitale della provincia di Biscaglie, industriale e moderna e
successivamente verso il confine francese, attraversando i paesi baschi. I
Baschi, sia francesi, che spagnoli, si considerano un popolo a parte, hanno
una loro precisa identità , sono bilingui, parlano l’euskara lingua
indoeuropea, di origine in parte caucasica, in parte berbera, oltre alla lingua
spagnola in Spagna e francese in Francia. Andiamo a visitare la spiaggia di
Biarritz sul golfo di Guascogna, un tempo villaggio di pescatori di balene,
successivamente diventata ai tempi di Napoleone, una località balneare rinomata
per la presenza dell’aristocrazia internazionale. Essa non ci appare nel suo
splendore per il tempo bigio. Attraversiamo vari paesi, andando verso Pau, e
boschi e corsi d’acqua ed infine giungiamo a Lourdes
III Tappa Bassa Navarra Lourdes
Lourdes è una splendida cittadina turistica immersa nel verde, in essa si
trova il bello ed imponente Santuario Mariano e la grotta dell’apparizione,
pieno di fedeli provenienti da tutte le parti del mondo. Non sento, come già mi
è accaduto a Fatima, alcun particolare afflato mistico, né quella meravigliosa
sensazione di pieno benessere spirituale, da cui sono stata pervasa in Turchia,
nell’ultima residenza della Madonna. Giuseppe ha la stessa sensazione. Forse a
disturbarmi sarà stata la vista di tanta speculazione tutt’intorno, che nulla
ha di mistico e spirituale o forse la mia visita è stata frettolosa e
superficiale. Lourdes si trova nell’Occitania, regione Midi- Pirinei. Il
dialetto è il guascone, buona parte degli abitanti in passato erano catari,
dichiarati eretici. Essi professavano, tra l’altro, la povertà e l’
abolizione della proprietà privata. Per loro vi era una contrapposizione tra il
bene ed il male costituito da tutto ciò che è materiale, e dallo stesso Dio
Creatore di questo mondo. Il movimento è’ stato combattuto durante il periodo
dell’inquisizione tramite i domenicani.
· IV Tappa Inizio del Cammino Francese - Saint Jean Pied de Port ,
Roncesvalles
L’indomani partiamo e, attraverso strade interne, in mezzo ai boschi, ci
rechiamo al punto d’inizio del Cammino francese verso Santiago.
Saint Jean Pied de Port, (in lingua basca: Donibane-Garazi) è un piccolo
comune sui Perinei francesi nella regione dell’ Aquitania, Bassa Navarra,
affollato di peregrini in partenza. Giovani e non si recano al punto di
accoglienza del pellegrino per avere la credenziale o carta del pellegrino, che
contiene la attestazione di inizio del cammino ed in seguito i sellos (timbri)
delle varie tappe, le istruzioni, la mappa, il rifugio, chi vuole può
acquistare la conchiglia, che simboleggia l’ascolto e che è anche il simbolo
del cammino insieme al bastone. L’aria è di una piccola città fortificata
costruita alla confluenza di due fiumi, Nive d'Arnéguy et la Nive de Béhérobie.
Consumiamo uno spuntino in un bar e ci incamminiamo a piede per effettuare una
parte del cammino che porta a Ronsisvalles uscendo da La Porte du Marché,
attraversando il ponte d'Eyheraberry, denominato romano, ma in realtà costruito
nel XII sec., ci avviamo per una strada in salita e, dopo qualche ora,
giungiamo al primo rifugio, completamente pieno di pellegrini di varia
nazionalità, ci godiamo il magnifico panorama dall’alto del sito e l’aria
fresca, gustando un gelato. Non proseguiamo verso l’altro rifugio a nord, ma
ritorniamo indietro a prendere la macchina ed incamminarci verso
Roncesvalles.
La strada di montagna è bellissima, in mezzo a boschi e ruscelli. Ci fermiamo
in un albergo vecchio stile,di proprietà di un giovane che ci ospita con molta
cordialità, e ordiniamo per la sera la famosa paiella. Siamo sull’Ibaneta, dopo
pochi chilometri il passo omonimo. Decidiamo, quindi, di andare a visitare
Roncesvalles. Attraversiamo il passo dell’Ibaneta o di Roncesvalles, 1057 m.
Siamo già in Spagna, poco prima di arrivare al comune omonimo. Attraversiamo
diversi comuni in vetta. Qualche chilometro prima ci fermiamo, nel luogo ove è
stata innalzata la stele in memoria della battaglia e della morte di Rolando,
od Orlando che dir si voglia, con la raffigurazione della Durlindana e un paio
di mazze. Le gesta di Rolando sono stati resi famosi dalla Chançon di Roland.
Siamo ai tempi di Carlo Magno. Ormai quasi tutte le città spagnole sono cadute
sotto il suo dominio. Comandante supremo dell’ esercito è il famoso conte
Orlando, primo paladino di Francia. Ma il Re Marsilio, vedendo ormai prossima
la sua fine, finge di arrendersi a Carlo Magno e contemporaneamente di
accettare il Battesimo nella valle di Roncesvalles ad opera dello arcivescovo
Turpino. Ma tutto questo è uno stratagemma per allontanare i Francesi dalla
Spagna: infatti con l´aiuto del traditore Gano di Magonza, tende una tremenda
imboscata ai cristiani nella valle di Roncesvalles. La battaglia è spietata e
tutti i Paladini cadono nella trappola mortale senza scampo. Orlando fa strage
della gente del Re Marsilio, ed alla fine, rimasto solo, suona a lungo il suo
famoso olifante, perde sangue dalla bocca e muore assistito da San Michele
Arcangelo che porta la sua anima al cospetto del Creatore. E tutto questo è
solo leggenda. In realtà la battaglia intrapresa è stata combattuta con i
baschi, e non con i saraceni per il trionfo della cristianità. E proprio sulla
tomba di Rolando viene indicato a Carlo Magno il cammino di Santiago come
quello che porta alla stella, alla luce, alla salvezza e al perdono dei
peccati. Giungiamo, quindi, a Roncesvalles, anche chiamata Orreaga , che nella
sua collegiata di Santa Maria è un fulgido esempio del gotico francese sui
Pirenei costruita tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo. Sull'altare
maggiore del tempio spicca l'immagine di Santa María di Roncesvalles del XIV
secolo, una bellissima scultura lignea gotica rivestita in argento, con
decorazioni dorate. Il chiostro è stato, ricostruito in stile cistercense dopo
il crollo di quello gotico a causa della neve nel 1600. Su di esso si affaccia
la cappella di San Agustín, antica sala capitolare gotica.. Al centro si può
contemplare il sepolcro del re Sancio VII, il Forte, i cui rilievi narrano la
vittoria del re contro gli arabi a Navas de Tolosa (1212), da cui portò con sé
le mazze e le catene strappate al nemico Miramamolín, quest’ultime raffigurate
nello stemma della Navarra.
Il monastero-ospedale fu eretto come ricovero dei pellegrini per volere del
vescovo di Pamplona e del re Alfonso il Battagliero in quanto in quest’altura
pianeggiante il clima è più dolce rispetto al passo di Ibaneta, dove prima era
stato eretto il precedente. rifugio
Il più antico edificio di Orreaga/Roncesvalles è la cappella del Santo
Spirito o Silos di Carlo Magno del XII secolo, eretta nel luogo in cui secondo
la leggenda Rolando infisse la sua spada, dopo la sconfitta subita nella
battaglia di Roncesvalles. Accanto alla cappella si erge la chiesa di Santiago,
detta anche dei pellegrini, in stile gotico primitivo. All'interno è conservata
la campana dell'antico eremo di San Salvador, ad Ibañeta che serviva a guidare
i pellegrini in caso di nebbia.
Una curiosità, a difesa della fede vi erano i crociati ricchi e quelli
poveri. Questi ultimi venivano accolti nei loro rifugi, tra l’altro, dagli
agostiniani che si occupavano dei pellegrini, donne e uomini, testimoni di
fede, che, o andavano in semplice pellegrinaggio o tavolta, anche armati alla
rinfusa , al seguito dei crociati ricchi, i cavalieri dell’ordine della
compagnia di Gesù e di San Giovanni.
In un edificio vi sono il Museo e la Biblioteca e l’Archivio, quest’ultimi
hanno un ricco patrimonio documentale con più di 15.000 volumi. Nel museo, situato a
piano terra, si trovano, tra l’altro, la Scacchiera di Carlo Magno, un
evangeliario d'argento del XII secolo e lo smeraldo di Miramamolín, re
musulmano, di cui si impadronì, il re Sancio VII il Forte in battaglia
L'insieme architettonico di Orreaga-Roncisvalle è completato dalla casa
Itzandegia. Costruita in stile gotico, fu adibita ad ospedale e poi ad
abitazione, quindi, dopo una laboriosa ristrutturazione, è stata trasformata in
ostello di pellegrini. Tra la cappella di Santiago e il centro Itzandegia, è
stato eretto il monumento alla battaglia di Roncesvalles con rilievi che
rappresentano quello scontro.
Alle 18.00 nella suggestiva Real Collegiata, dopo aver assistito alla messa
cantata in latino e spagnolo con suggestivi canti gregoriani, officiata dal
Priore con altri due monaci, riceviamo la benedizione dei peregrini insieme con
gli altri di varie nazionalità e l’ augurio di un buon cammino. La benedizione
è data nelle varie lingue dei presenti. Quindi, soddisfatti, ritorniamo in
albergo per la cena.
· V tappa DA Roncesvalles a Pamploma
L’indomani partiamo alla volta di Pamploma, si discende da Roncesvalles
attraversando boschi e paesini che si sviluppano lungo la via. Decidiamo di
fare un tratto del cammino a piedi prima di entrare a Pamploma, partendo da
Zubiri , piccolo borgo, attraversato dal fiume Arga, il cui nome in lingua
basca significa paese del ponte, sede un tempo di un antico monastero donato al
convento de Garçia di Najera. Sulla guida è consigliato un itinerario fluviale
di circa 5 chilometri che parte dal ponte. Doveva essere una salutare
passeggiata lungo la riva destra del fiume, ma al suo posto una discarica e
una grande industria fumante, dove si tratta la magnesite, deturpano ed
inquinano l’ambiente, per cui bisogna seguire i percorsi obbligati. Dopo tanta
bellezza incontaminata mag giormente si percepisce l’effetto della distruzione
dell’ambiente dovuto alle industrie pesanti. . L’itinerario porta prima al
borgo di Urdaniz e poi a Larrasoaina. Il nostro percorso finisce con l’
attraversamento di un ponte che ci riporta sull’altra riva e alla strada che
percorriamo tornando indietro per riprendere la macchina. Da Larrasoaina, se si
continua il cammino, si arriva all'emblematico ponte gotico della Magdalena,
luogo di accesso dei pellegrini in città. Noi riprendendo la macchina andiamo
a Pamplona, detta anche Iruna in Basco, capitale della Navarra. E’ ora una
città moderna, con viali, parchi e giardini, attraversata dal fiume Arga. Essa
conserva intatti il suo centro stoico medievale e le sue tradizioni. La Plaza
de Toros è posta al di fuori delle mura della città, ma la corrida non si
pratica più , è vietata in Spagna. In estate si celebra la festa di San
Firminio che dura circa una settimana, classico esempio di festa popolare
pagana cruenta in occasione di una festività religiosa. I giovani corrono con i
tori per le strade strette del centro storico di Pamploma, , la corsa si
conclude a plaza de Toros. Nel centro storico in plaza de Castello vi sono gli
Archivi di Navarra, che conservano importanti documenti medievali , Il palazzo
di Diputación Foral de Navarra , le cappelle de Santa Maria la Real, San Fermín
y San Francisco Javier. In questa piazza fino alla prima metà dell’ottocento si
teneva la corrida. Vicino vi sono la Chiesa di S. Ignazio di Loyola, fondatore
dell’ordine dei gesuiti, dove si trova il Monumento alla giurisdizione di
Navarra, eretto nel 1903, che rappresenta un’ allegoria alla giustizia, alla
storia, all'autonomia, alla pace e al lavoro, la piazza del mercato, la
cattedrale gotica, la chiesa-fortezza di San Nicolás e quella di San Saturnino,
il Museo della Navarra.ed altri monumenti e chiese. La città vanta due Università,quella di Navarra, la più antica di proprietà dell’Opus Dei e
quella Pubblica di Navarra Nelle stradine del centro tanti ristorantini , dove
si possono gustare piatti tipici e vini. La città vecchia era costituita da tre
villaggi San Cenina, Navarrería e San Nicola, sempre in conflitto fra di loro
ed in seguito unificati e pacificati nel settembre del 1423, da Carlos III, re
di Navarra, con il privilegio “l'Unione”. Partiamo da Pamploma alla volta di
Burgos a 170 km di distanza.
· VI Tappa Burgos Leòn Km 187
Imbocchiamo l’autopista Irun -Madrid. Dopo aver percorso un centinaio di km,
ed aver attraversato la Rioja con vigneti, uliveti, e campi di cereali nelle
sue colline, ormai fattosi le otto di sera, pensiamo di fermarci a Najera,
capitale storica della Rioja, dove, tra l’altro, vi è il Monastero de Santa
Maria la Real, del XI sec., tempio mariano, convento benedettino e pantheon
reale, espropriato dal XIX sec., ospita dei francescani. Esso era
originariamente di stile Romanico, modificato a partire dall XV sec., con l’
introduzione di elementi gotici e rinascimentali. Tempio fortezza ha una torre
prismatica eretta nel XVII sec., dei contrafforti arrotondati, un chiostro
detto de Caballeros, una chiesa gotica, costruita sulla precedente romanica. La
chiesa contiene al suo interno sull’altare maggiore una pala barocca con l’
immagine romanica di santa Maria la Real col Bambino e nell’abside il mausoleo
dei duchi di Nayera e sotto il coro il Pantheon Real che custodisce una
trentina di tombe dei sovrani di Navarra, tra cui il sepolcro di Bianca di
Navarra, che contiene le spoglie attribuite a Bianca ritrovate ammassate
assieme ad altre della famiglia reale. Prima di divenire Regina di Navarra e
trasferirsi in Spagna ella fu prima sposa del Re di Sicilia Martino I e, come
reggente emanò le consuetudini del 1405, insieme di norme di diritto tendenti
a regolamentare la vita pubblica e privata, tra cui il divieto di acquisto di
terreni per ebrei ed enti ecclesiastici, già enormemente ricchi, il patentino
per le meretrici che dovevano esercitare fuori dal centro città, il diritto
delle donne di disporre dei propri beni tramite testamento. Lo storico Prof.
Vincenzo Fallica ha scritto un libro su questa regina, basato sulle ricerche d’
archivio ,contenente la trascrizione di dette consuetudini. Il prezioso
documento è conservato presso l’Archivio di Stato di Catania. Comunque,
continuando il nostro racconto, non avendo trovato in questa città dove
dormire, continuiamo il nostro viaggio e giungiamo ,ormai tardi, a Santo
Domingo de la Calzada, dove troviamo alloggio presso la Hospedaria Santa
Teresita, gestito da monache circestensi. Incontriamo tanti pellegrini diretti
a Burgos. L’indomani un breve giro per il centro e via in viaggio verso Burgos,
dove arriviamo verso le undici. Burgos è un comune di 166.187 abitanti, situato
nella Comunità Autonoma di Castiglia e Lèon. Dopo il venir meno della dittatura
di Franco con la nuova Costituzione Spagnola nel 1978, venendo incontro alle
esigenze dei vari popoli che abitano nella nazione spagnola, la Spagna (stato
democratico con forma monarchica) è stata suddivisa in 17 comunità autonome e
due città autonome Ceuta e Mellila, dotate di propri Statuti e rette dal
principio dell’ eguaglianza fra di loro e con l’assoluto divieto di federarsi
per vantare dei privilegi rispetto alle altre. . Alle Comunità Autonome
spettano, oltre alle funzioni esecutive, anche quelle legislative nelle
materie demandate. Esse sono dotate di propri governi, parlamenti autonomi,
ed organi di giustizia . I conflitti di competenza fra le Autonomie ed il
Governo centrale sono diramati dalla Corte Costituzionale dello Stato Spagnolo.
Per quanto riguarda le materie come Sanità, Assicurazioni Sociali, contratti
e concessioni amministrative, ordinamento del credito, della banca e
assicurazioni, la competenza dello Stato non è esclusiva, ma concorrente.
Burgos è una moderna città con viali , giardini, piazze, attraversata dal fiume
Arlazòn . Il centro storico è circondato da mura. La città medievale di
carattere difensivo militare è stata fondata dal conte Diego Rodriguez detto
Porcelos nel 884, su incarico del re delle Asturie, Alfonso II, sottomessa
direttamente all'autorità dei Re di Leòn fino al 930, anno dell’indipendenza
della Castiglia, di cui divenne capitale. Si accede alla città vecchia,
attraversato un ponte dall’antica porta del 1500, detta Arco di Santa Maria,
costruita in onore del Re Carlo V, dove sono raffigurati al centro statue di
guerrieri, il Cid e Carlo V. Restiamo abbagliati dalla bellezza della
imponente Cattedrale, fulgido esempio di gotico casigliano. La sua
costruzione, su una preesistente chiesa romanica, iniziata nel 1221 per volere
di Ferdinando III di Castiglia e di Maurizio di Burgos , vescovo durò circa 300
anni . E’ dedicata alla Maria Vergine. Nella cattedrale nel 1919 è stato
sepolto il Cid, Rodrigo Díaz, Conte di Bivar, eroe della Riconquista, che
conquistò Valencia e ne divenne signore (Cid in arabo) nel 1063, nominato
Campeador (vincitore in duello), per aver battuto in duello Jimeno Garcés,
l'alfiere del re d’Aragona, Ramiro I, che aveva posto l'assedio alla città di
Graus, dell’emiro di Saragozza. Dopo aver visitato la cattedrale decidiamo di
girare per le vie del centro e giungiamo, tra l’altro, nella piazza, dove è
posta la statua del Cid., a cui è dedicato un poema epico del 1140, considerato
il primo documento letterario spagnolo,” El cantar de mio Cid”. Quindi
ripartiamo, attraversando le mesetas, altopiani piatti sui 900 m. sul livello
del mare di natura calcarea, alla volta di Leòn, dove giungiamo nel tardo
pomeriggio. Decidiamo di fare una rapida visita alla cattedrale e alle strade
circostante e ripartire. La Cattedrale di Leòn anche essa di stile gotico,
iniziata nel 1205 e terminata dopo due secoli, nonostante la sua maestosità,
non sembra a noi profani, che possa essere paragonata per bellezza ed eleganza
a quella di Burgos. Anche qui dopo un brevissimo giro per il centro, al fine di
rispettare i nostri tempi di marcia, ripartiamo attraversando per chilometri
altre mesetas, stavolta argillos, e ed incontrando ovunque pellegrini in
marcia. A Ponferrada pensiamo di pernottare nell’altura, ove si trova il
castello, prima dei templari e poi di un conte, ma la strada per inerpicarsi è
stretta e buia, andiamo verso il calar della sera, la zona si fa tetra ed
inospitale, lasciamo questo sito chiamato così per i suoi giacimenti di oro e
di ferro. Il posto, in vero, è ricco di storia, abitato per prima da liguri e
celtici, ma andiamo a dormire a Villafranca del Bierzo, cittadina costruita in
una vallata, dove confluiscono due fiumi. Siamo ancora nella regione
castigliana, in essa si trova un antico hospital de peregrino. La città è
piena di palazzi signorili lungo la via principale, Calle de Agua,
particolarmente imponente è il barocco palazzo de Torquemada.
VII Tappa Santiago de Campostela
L’indomani riprendiamo il nostro viaggio verso la Galizia, attraversando
boschi e valli incantati, pieni di scroscianti corsi d’acqua. Purtroppo
vogliamo raggiungere Santiago, ma il tempo stringe e non ci permette di
soffermarci, né di fare escursioni e così risaliamo per la valle del Barjas e
ridiscendiamo ripidamente fino al Passo di Pedrafita Do Cerbero ( Monti
Cantabrici), porta di accesso alla Galizia. Scegliamo di non passare da Lugo,
ma da Orense, città termale, capoluogo dell’unica provincia della Galizia non
affacciata sul mare, bagnata dal fiume Migno, che deve il suo nome all’
estrazione dell’oro di un tempo lungo la valle del fiume. La città d’Orense fa
parte del Camino Sanabrès, che parte da Siviglia . La Galizia è una regione
collinosa verdeggiante, piena di querce, pini, eucalipti, il paesaggio delle
campagne è più dolce. Puntiamo, quindi, verso Santiago dove arriviamo in
mattinata, posteggiamo la macchina in periferia, saliamo verso la chiesa
barocca di San Francesco e poi verso l’arco che porta alla Placa do Obradoiro,
una musica d’ organo coinvolgente ci guida all’ingresso principale della
Cattedrale sulla piazza , piena di pellegrini, che, estasiati, ammirano la
magnifica facciata barroca, con colonne, statue, pinnacoli, balconate ed un
grande portale, preceduta da una scalinata seicentesca a doppia rampa tra due
torri. Di fronte sta Palazzo de Rajoy, neo classicheggiante, prima concistorio,
carcere, seminario,ora sede del municipio e della Presidenza della Giunta
Regionale, a sinistra collegio S. Geronimo, a destra la facciata e il
magnifico portale in stile Platesco dell’Hospital de los Royes Catolicos
fondato nel 400 per i pellegrini. Entriamo nell’interno della cattedrale,
edificata su una piccola chiesa costruita da re Alfonso II in seguito al
ritrovamento del corpo di San Giacomo, ingrandita da Alfonso III e distrutta,
tranne il sepolcro del Santo, dai musulmani nel X sec., ricostruita nel 1075
e rimaneggiata fino al 700. La facciata sud , con il suo doppio portale con
sculture raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento è l’unica originale
della cattedrale romanica, la sua porta è detta de las platerias ( così
chiamata per i venditori di argento nella piazza antistante) . Il chiostro
accanto alla porta ha una magnifica facciata rinascimentale, dallo stesso lato,
accanto, la torre a gradoni dell’orologio. Dietro l’abside vi è la Porta
Santa o Dei Pellegrini, che si apre solo l’Anno Santo giacobeo ( che ricorre
ogni 25 luglio, festa di San Giacomo, che sia di domenica) per i pellegrini che
vogliono ottenere il giubileo, in essa è raffigurato tra l’altro san Giacomo
con i pellegrini del passato e con i devoti. Nell’interno della cattedrale,
oltre la tomba del Santo, sull’altare maggiore su una struttura barocca la
statua del Santo, impreziosita da paramenti e oreficeria. Nella cripta le
reliquie del Santo e di due suoi discepoli. Alla fine del cammino i
pellegrini, dopo aver accarezzato nel portico della gloria la statua del Santo
al centro del portale e girato attorno alla statua del Santo dos Croques (
forse lo stesso scultore della statua-colonna), dando dei colpetti con la testa
per raccogliere un po’ della sua saggezza, da ultimo salgono sull’altare
maggiore ad abbracciare il Santo, dopo aver ricordato gli altri che li hanno
aiutati lungo la via, e si recano nella cripta per una preghiera. Solo in
occasione di particolare feste si fa oscillare l’incensiere di 80 Kl attaccato
alla cupola della crociera per schiacciare il male odore dei tanti peregrini
che fino alla fine del settecento erano ospitati all’interno della cattedrale.
Presso l’arcivescovado i pellegrini che hanno percorso almeno gli ultimi
ottanta chilometri a piedi, documentati da timbri nella credenziale, possono
ottenere la Campostela ,cioè il certificato che testimonia l’avvenuto
pellegrinaggio, a noi che siamo andati in macchina ci hanno attestato l’
avvenuta visita della cattedrale. Dopo un breve giro per le vie della città,
riprendiamo la via del ritorno ,rinunciando a giungere all’estrema punta dell’
atlantico Capo di Finsterre, la punta più ad ovest del continente, Secondo
alcuni studiosi il cammino di Santiago ricalca un antico cammino celtico per il
quale questo capo rappresentava il punto di partenza delle anime verso l’aldilà
secondo altri è Santiago il punto d’arrivo al luogo della stella e quindi della
luce.Un antica leggenda narra che la tomba dell’apostolo è stata ritrovata ,
perché una stella si è fermata su di essa.
VIII tappa Costa Nord dell’Atlantico
Prendiamo la via del ritorno e ci indirizziamo verso la costa nord,
attraversiamo la verde Corugna ed arriviamo al mare, ad Ortiguera, e poi a
Viviero dove ci fermiamo per la notte. Sono dei luoghi di incomparabile
bellezza , scogliere frastagliate e verdeggianti, golfi e porti naturali In
questa parte della Spagna l’economia è ferma, il turismo non è sviluppato, è
poco abitata anche se la Galizia è ricca di colline verdeggianti , di fiumi e
boschi, di monti e di mari pescosi L’indomani proseguiamo il nostro viaggio
veloce lungo la costa verso, Gijòn e puntando poi. superato Lianes verso i
monti, Il Picos d’Europa , ma ci fermiamo alla base dello stesso in un
piccolo albergo lungo la strada, facciamo una passeggiata lungo la riva di un
fiume, navigabile e la sera una cena rustica in una trattoria ,insieme ad
agricoltori e camionisti. Essa è tenuta da donne capaci e un po’ civettuole,
che cucinano piatti genuini, a base di legumi , verdure e carni. Io ordino
legumi con le cotiche, il sapore per me è troppo forte, sono ormai abituata ad
una cucina più delicata, rispecchia bene, invece, il carattere forte della
gente locale. L’indomani una passeggiata lungo il monte, vediamo delle
abitazioni a palafitte. Poi ridiscendiamo ed andiamo a Santillana del Mar, in
una spiaggia dove la sabbia ha lo stesso colore del deserto libico, il mare è
rientrato per la bassa marea, scogli in mezzo all’acqua dividono la spiaggia,
mai visto niente di simile, alcune foto, un piccolo giro nella vicina
Santander, un bagno accanto all’isola della Maddalena e, poi, all’aeroporto,
consegniamo la macchina e voliamo a Bergamo, dove pernottiamo. L’indomani ci
rechiamo a Milano, un giro al centro città, poi alla Darsena e lungo i navigli.
La giornata è bella, ci sediamo per un veloce spuntino e poi al treno per
Torino. I treni italiani sono da terzo mondo, specie quelli dei pendolari , il
treno si guasta e si ferma , poi, come per miracolo, riparte e si ferma a porta
Susa , per poco non perdiamo l’aereo, ma alla fine ce la facciamo, prendiamo l’
aereo ed il nostro viaggio è terminato. Ringrazio Giuseppe, mio compagno di
viaggio e di quest’ultima parte della mia vita, che soprattutto ha reso
possibile questo cammino, guidando tutto il tempo ed organizzando le varie
tappe con amore e dolcezza.
giorni per uno stacco dal solito tran tran quotidiano. Siamo molto impegnati,
non abbiamo il tempo di programmare , tutto è lasciato al caso, acquistiamo
però una guida Touring relativa al Cammino di Santiago de Campostela (luogo
della stella), pensando di percorrere una parte del Cammino Francese, primo
itinerario culturale europeo e patrimonio dell’Umanità. La cosa mi diverte,un
pò meno a Giuseppe che si lamenta. Nella quotidianità siamo costretti a vivere
le nostre giornate secondo ritmi già stabiliti e di ciò continuamente ci
lamentiamo. All’ultimo minuto Giuseppe decide e prenota l’aereo per Torino da
Catania e da Bergamo per Santander e a da qui una macchina per il viaggio fino
a Leòn e ritorno.
· I Tappa. Torino.
Vi ho abitato per circa un anno nel 1977. Appena arrivata mi accorgo che il
ricordo delle vie, un tempo a me familiari, si è sbiadito. Dobbiamo rimanervi
solo un giorno, cerchiamo di alloggiare all’ostello della Gioventù nei pressi
di viale Tovez, dove è sito tra l’altro l’austero collegio Sacro Cuore,
frequentato un tempo anche dagli Agnelli.
Ma nell’accogliente ostello non c’è posto, occorreva prenotare ,magari via e-
mail, ci spostiamo, quindi, in un albergo centrale modesto, siamo dei
pellegrini del XXI sec., vogliamo vivere con modestia, si fa per dire, il
nostro è un viaggio culturale e spirituale, anche se non cristiano, vogliamo
mettere alla prova noi stessi, almeno questa è la mia idea.
Dopo aver passeggiato per le vie del centro, in mezzo alle bancarelle piene
di interessantissimi libri anche antichi e rari, ci avviamo al Museo Egizio, il
secondo dopo quello del Cairo. Qui è conservato tra l’altro il papiro
contenente il cosiddetto Libro dei morti, la cui traduzione esatta è “Libro
per uscire al giorno”, contenente una serie di formule magiche religiose che
venivano recitate dal sacerdote lettore per aiutare il defunto nel suo viaggio
nell’aldilà, viaggio che lo doveva condurre, per essere giudicato da Osiride,
dio dei morti e poi verso la luce; sono formule e racconti incentrati sul
viaggio notturno del Dio Sole (nelle sue diverse manifestazioni) e della sua
lotta con le forze del male (tra cui Apofi) che tentano, nottetempo, di
fermarlo per non farlo risorgere al mattino.
Apofi, secondo gli antichi egizi, era la divinità del buio e del Caos, spesso
rappresentato con le sembianze di un serpente cobra, poteva essere combattuto e
reso innocuo, per un certo tempo, ma non distrutto rappresentando, nel continuo
conflitto con Ra, lo scontro ancestrale tra bene e male. Era necessario
l'intervento del dio-serpente Mehen e di Iside per garantire il proseguimento
del viaggio del Sole nella Dua,. Secondo la mitologia Apofi, dopo essere stato
domato dalle forze del bene, veniva incatenato e trafitto coi coltelli, il
sangue che sgorgava dalle sue ferite, tingeva i cieli mattutini di rosso.
Mehen, nella mitologia egizia, è il benefico dio-serpente, guardiano della
sacra barca solare di Ra ,Dio Sole, e il cui nome significa "colui che è
arrotolato. Iside è spesso simboleggiata da una vacca,che racchiude tra le
corna il Sole. Nell'iconografia è rappresentata anche come un falco o come una
donna con ali di uccello e simboleggia il vento. In forma alata è anche dipinta
sui sarcofaghi nell’atto di prendere l’anima tra le ali per condurla a nuova
vita. Solitamente viene raffigurata con un’uadi. Lo scettro uas era un bastone
con una forcella all'estremità inferiore e nella parte superiore, leggermente
ricurva, la testa stilizzata di un animale. Frequenti anche le rappresentazioni
della dea mentre allatta il figlio Horo. Nel Duat, aldilà, oltretomba, Osiride
pesava i cuori dei morti su un piatto della bilancia, mentre sull’altro vi era
una piuma. Le anime, che pesavano di più a causa dei peccati, venivano date in
pasto ad Ammit, mentre quelle che erano abbastanza leggere venivano mandate da
Aaru
Il libro dei morti , oltre che su papiro, è conservato raffigurato sulle
pareti delle piramidi o sui sarcofaghi. Una curiosità si sono trovati altri
libri della liturgia funeraria nelle tombe come la Litania di Ra, il Libro
delle porte, il Libro delleà caverne, il libro del paradiso, il libro della
terra.
Usciti dal Museo, presso un caffè, sorseggiamo la famosa cioccolata calda.
La sera camminiamo lungo le rive del Po’ e a piazza Castello.
· II Tappa Bergamo e Paesi Baschi
L’indomani ci rechiamo a Bergamo per prendere l’aereo per Santander, una
tappa del Cammino nord, ridente cittadina sulla riva nord dell’Atlantico,
capitale della Comunità Autonoma della Cantabria, sul golfo di Biscaglie, dove
fra l’altro vi è l’università dell’Opus Dei. Arriviamo all’aeroporto di sera e
per fortuna riusciamo a prelevare la macchina prenotata via internet, i prezzi
sono molto convenienti. Camminando per le vie del centro finalmente riusciamo
a trovare l’albergo, dopo molteplici giri troviamo un posto in un posteggio ad
ore. Andiamo in un’enoteca vicino l’albergo, che già stava per chiudere e ci
serve per dovere di ospitalità un piatto di formaggi e del vino, tutti gli
altri locali nelle vicinanze sono già chiusi e poi una passeggiata fino una
delle due chiese principali, la "Iglesia de la Anunciacion" del XVII, detta la
Compaňia, L’indomani, dopo una panoramica delle strade centrali , ci rechiamo
nella residenza estiva dei reali sulla penisola della Maddalena e nella plaia
adiacente per un bagno ristoratore. Poi partiamo, facciamo la litoranea del
Golfo di Biscaglie, in spagnolo Vizcaya, la costa è di impareggiabile bellezza
spesso rocciosa, alta e frastagliata, altre volte con spiagge bianche o dorate,
riparo per le tartarughe, paradiso dei serfisti per le onde alte e tumultuose,
il mare atlantico è profondo ed abitato da cetacei e delfini, ma anche di pesci
di piccolo taglio, tipo le acciughe. Arriviamo a Donastia San Sebastian,
cittadina della costa elegante e raffinata, posteggiamo lungo la riva del
fiume Urumea, che lo attraversa, ci rechiamo presso un ufficio turistico e
troviamo un alloggio, per la verità molto scadente, ma, frequentato da
studenti peregrini, in pieno centro storico vicino alla piazza mercato e all’
elegante Calle Mayor, giriamo per le vie alla ricerca di una trattoria tipica e
successivamente della Cattedrale del Buon Pastor, della metà dell’ 800, e
dopo del teatro. L’indomani, prima di ripartire, facciamo una passeggiata lungo
el paseo, la salita del castello, fortezza sul monte Urqull, una foto alla
seconda Cattedrale, quella di San Sebastian ,una passeggiata fino alla
spiaggia, dove vi è l’antico lido stile bell’epòque, e partiamo alla volta di
Bilbao, capitale della provincia di Biscaglie, industriale e moderna e
successivamente verso il confine francese, attraversando i paesi baschi. I
Baschi, sia francesi, che spagnoli, si considerano un popolo a parte, hanno
una loro precisa identità , sono bilingui, parlano l’euskara lingua
indoeuropea, di origine in parte caucasica, in parte berbera, oltre alla lingua
spagnola in Spagna e francese in Francia. Andiamo a visitare la spiaggia di
Biarritz sul golfo di Guascogna, un tempo villaggio di pescatori di balene,
successivamente diventata ai tempi di Napoleone, una località balneare rinomata
per la presenza dell’aristocrazia internazionale. Essa non ci appare nel suo
splendore per il tempo bigio. Attraversiamo vari paesi, andando verso Pau, e
boschi e corsi d’acqua ed infine giungiamo a Lourdes
III Tappa Bassa Navarra Lourdes
Lourdes è una splendida cittadina turistica immersa nel verde, in essa si
trova il bello ed imponente Santuario Mariano e la grotta dell’apparizione,
pieno di fedeli provenienti da tutte le parti del mondo. Non sento, come già mi
è accaduto a Fatima, alcun particolare afflato mistico, né quella meravigliosa
sensazione di pieno benessere spirituale, da cui sono stata pervasa in Turchia,
nell’ultima residenza della Madonna. Giuseppe ha la stessa sensazione. Forse a
disturbarmi sarà stata la vista di tanta speculazione tutt’intorno, che nulla
ha di mistico e spirituale o forse la mia visita è stata frettolosa e
superficiale. Lourdes si trova nell’Occitania, regione Midi- Pirinei. Il
dialetto è il guascone, buona parte degli abitanti in passato erano catari,
dichiarati eretici. Essi professavano, tra l’altro, la povertà e l’
abolizione della proprietà privata. Per loro vi era una contrapposizione tra il
bene ed il male costituito da tutto ciò che è materiale, e dallo stesso Dio
Creatore di questo mondo. Il movimento è’ stato combattuto durante il periodo
dell’inquisizione tramite i domenicani.
· IV Tappa Inizio del Cammino Francese - Saint Jean Pied de Port ,
Roncesvalles
L’indomani partiamo e, attraverso strade interne, in mezzo ai boschi, ci
rechiamo al punto d’inizio del Cammino francese verso Santiago.
Saint Jean Pied de Port, (in lingua basca: Donibane-Garazi) è un piccolo
comune sui Perinei francesi nella regione dell’ Aquitania, Bassa Navarra,
affollato di peregrini in partenza. Giovani e non si recano al punto di
accoglienza del pellegrino per avere la credenziale o carta del pellegrino, che
contiene la attestazione di inizio del cammino ed in seguito i sellos (timbri)
delle varie tappe, le istruzioni, la mappa, il rifugio, chi vuole può
acquistare la conchiglia, che simboleggia l’ascolto e che è anche il simbolo
del cammino insieme al bastone. L’aria è di una piccola città fortificata
costruita alla confluenza di due fiumi, Nive d'Arnéguy et la Nive de Béhérobie.
Consumiamo uno spuntino in un bar e ci incamminiamo a piede per effettuare una
parte del cammino che porta a Ronsisvalles uscendo da La Porte du Marché,
attraversando il ponte d'Eyheraberry, denominato romano, ma in realtà costruito
nel XII sec., ci avviamo per una strada in salita e, dopo qualche ora,
giungiamo al primo rifugio, completamente pieno di pellegrini di varia
nazionalità, ci godiamo il magnifico panorama dall’alto del sito e l’aria
fresca, gustando un gelato. Non proseguiamo verso l’altro rifugio a nord, ma
ritorniamo indietro a prendere la macchina ed incamminarci verso
Roncesvalles.
La strada di montagna è bellissima, in mezzo a boschi e ruscelli. Ci fermiamo
in un albergo vecchio stile,di proprietà di un giovane che ci ospita con molta
cordialità, e ordiniamo per la sera la famosa paiella. Siamo sull’Ibaneta, dopo
pochi chilometri il passo omonimo. Decidiamo, quindi, di andare a visitare
Roncesvalles. Attraversiamo il passo dell’Ibaneta o di Roncesvalles, 1057 m.
Siamo già in Spagna, poco prima di arrivare al comune omonimo. Attraversiamo
diversi comuni in vetta. Qualche chilometro prima ci fermiamo, nel luogo ove è
stata innalzata la stele in memoria della battaglia e della morte di Rolando,
od Orlando che dir si voglia, con la raffigurazione della Durlindana e un paio
di mazze. Le gesta di Rolando sono stati resi famosi dalla Chançon di Roland.
Siamo ai tempi di Carlo Magno. Ormai quasi tutte le città spagnole sono cadute
sotto il suo dominio. Comandante supremo dell’ esercito è il famoso conte
Orlando, primo paladino di Francia. Ma il Re Marsilio, vedendo ormai prossima
la sua fine, finge di arrendersi a Carlo Magno e contemporaneamente di
accettare il Battesimo nella valle di Roncesvalles ad opera dello arcivescovo
Turpino. Ma tutto questo è uno stratagemma per allontanare i Francesi dalla
Spagna: infatti con l´aiuto del traditore Gano di Magonza, tende una tremenda
imboscata ai cristiani nella valle di Roncesvalles. La battaglia è spietata e
tutti i Paladini cadono nella trappola mortale senza scampo. Orlando fa strage
della gente del Re Marsilio, ed alla fine, rimasto solo, suona a lungo il suo
famoso olifante, perde sangue dalla bocca e muore assistito da San Michele
Arcangelo che porta la sua anima al cospetto del Creatore. E tutto questo è
solo leggenda. In realtà la battaglia intrapresa è stata combattuta con i
baschi, e non con i saraceni per il trionfo della cristianità. E proprio sulla
tomba di Rolando viene indicato a Carlo Magno il cammino di Santiago come
quello che porta alla stella, alla luce, alla salvezza e al perdono dei
peccati. Giungiamo, quindi, a Roncesvalles, anche chiamata Orreaga , che nella
sua collegiata di Santa Maria è un fulgido esempio del gotico francese sui
Pirenei costruita tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo. Sull'altare
maggiore del tempio spicca l'immagine di Santa María di Roncesvalles del XIV
secolo, una bellissima scultura lignea gotica rivestita in argento, con
decorazioni dorate. Il chiostro è stato, ricostruito in stile cistercense dopo
il crollo di quello gotico a causa della neve nel 1600. Su di esso si affaccia
la cappella di San Agustín, antica sala capitolare gotica.. Al centro si può
contemplare il sepolcro del re Sancio VII, il Forte, i cui rilievi narrano la
vittoria del re contro gli arabi a Navas de Tolosa (1212), da cui portò con sé
le mazze e le catene strappate al nemico Miramamolín, quest’ultime raffigurate
nello stemma della Navarra.
Il monastero-ospedale fu eretto come ricovero dei pellegrini per volere del
vescovo di Pamplona e del re Alfonso il Battagliero in quanto in quest’altura
pianeggiante il clima è più dolce rispetto al passo di Ibaneta, dove prima era
stato eretto il precedente. rifugio
Il più antico edificio di Orreaga/Roncesvalles è la cappella del Santo
Spirito o Silos di Carlo Magno del XII secolo, eretta nel luogo in cui secondo
la leggenda Rolando infisse la sua spada, dopo la sconfitta subita nella
battaglia di Roncesvalles. Accanto alla cappella si erge la chiesa di Santiago,
detta anche dei pellegrini, in stile gotico primitivo. All'interno è conservata
la campana dell'antico eremo di San Salvador, ad Ibañeta che serviva a guidare
i pellegrini in caso di nebbia.
Una curiosità, a difesa della fede vi erano i crociati ricchi e quelli
poveri. Questi ultimi venivano accolti nei loro rifugi, tra l’altro, dagli
agostiniani che si occupavano dei pellegrini, donne e uomini, testimoni di
fede, che, o andavano in semplice pellegrinaggio o tavolta, anche armati alla
rinfusa , al seguito dei crociati ricchi, i cavalieri dell’ordine della
compagnia di Gesù e di San Giovanni.
In un edificio vi sono il Museo e la Biblioteca e l’Archivio, quest’ultimi
hanno un ricco patrimonio documentale con più di 15.000 volumi. Nel museo, situato a
piano terra, si trovano, tra l’altro, la Scacchiera di Carlo Magno, un
evangeliario d'argento del XII secolo e lo smeraldo di Miramamolín, re
musulmano, di cui si impadronì, il re Sancio VII il Forte in battaglia
L'insieme architettonico di Orreaga-Roncisvalle è completato dalla casa
Itzandegia. Costruita in stile gotico, fu adibita ad ospedale e poi ad
abitazione, quindi, dopo una laboriosa ristrutturazione, è stata trasformata in
ostello di pellegrini. Tra la cappella di Santiago e il centro Itzandegia, è
stato eretto il monumento alla battaglia di Roncesvalles con rilievi che
rappresentano quello scontro.
Alle 18.00 nella suggestiva Real Collegiata, dopo aver assistito alla messa
cantata in latino e spagnolo con suggestivi canti gregoriani, officiata dal
Priore con altri due monaci, riceviamo la benedizione dei peregrini insieme con
gli altri di varie nazionalità e l’ augurio di un buon cammino. La benedizione
è data nelle varie lingue dei presenti. Quindi, soddisfatti, ritorniamo in
albergo per la cena.
· V tappa DA Roncesvalles a Pamploma
L’indomani partiamo alla volta di Pamploma, si discende da Roncesvalles
attraversando boschi e paesini che si sviluppano lungo la via. Decidiamo di
fare un tratto del cammino a piedi prima di entrare a Pamploma, partendo da
Zubiri , piccolo borgo, attraversato dal fiume Arga, il cui nome in lingua
basca significa paese del ponte, sede un tempo di un antico monastero donato al
convento de Garçia di Najera. Sulla guida è consigliato un itinerario fluviale
di circa 5 chilometri che parte dal ponte. Doveva essere una salutare
passeggiata lungo la riva destra del fiume, ma al suo posto una discarica e
una grande industria fumante, dove si tratta la magnesite, deturpano ed
inquinano l’ambiente, per cui bisogna seguire i percorsi obbligati. Dopo tanta
bellezza incontaminata mag giormente si percepisce l’effetto della distruzione
dell’ambiente dovuto alle industrie pesanti. . L’itinerario porta prima al
borgo di Urdaniz e poi a Larrasoaina. Il nostro percorso finisce con l’
attraversamento di un ponte che ci riporta sull’altra riva e alla strada che
percorriamo tornando indietro per riprendere la macchina. Da Larrasoaina, se si
continua il cammino, si arriva all'emblematico ponte gotico della Magdalena,
luogo di accesso dei pellegrini in città. Noi riprendendo la macchina andiamo
a Pamplona, detta anche Iruna in Basco, capitale della Navarra. E’ ora una
città moderna, con viali, parchi e giardini, attraversata dal fiume Arga. Essa
conserva intatti il suo centro stoico medievale e le sue tradizioni. La Plaza
de Toros è posta al di fuori delle mura della città, ma la corrida non si
pratica più , è vietata in Spagna. In estate si celebra la festa di San
Firminio che dura circa una settimana, classico esempio di festa popolare
pagana cruenta in occasione di una festività religiosa. I giovani corrono con i
tori per le strade strette del centro storico di Pamploma, , la corsa si
conclude a plaza de Toros. Nel centro storico in plaza de Castello vi sono gli
Archivi di Navarra, che conservano importanti documenti medievali , Il palazzo
di Diputación Foral de Navarra , le cappelle de Santa Maria la Real, San Fermín
y San Francisco Javier. In questa piazza fino alla prima metà dell’ottocento si
teneva la corrida. Vicino vi sono la Chiesa di S. Ignazio di Loyola, fondatore
dell’ordine dei gesuiti, dove si trova il Monumento alla giurisdizione di
Navarra, eretto nel 1903, che rappresenta un’ allegoria alla giustizia, alla
storia, all'autonomia, alla pace e al lavoro, la piazza del mercato, la
cattedrale gotica, la chiesa-fortezza di San Nicolás e quella di San Saturnino,
il Museo della Navarra.ed altri monumenti e chiese. La città vanta due Università,quella di Navarra, la più antica di proprietà dell’Opus Dei e
quella Pubblica di Navarra Nelle stradine del centro tanti ristorantini , dove
si possono gustare piatti tipici e vini. La città vecchia era costituita da tre
villaggi San Cenina, Navarrería e San Nicola, sempre in conflitto fra di loro
ed in seguito unificati e pacificati nel settembre del 1423, da Carlos III, re
di Navarra, con il privilegio “l'Unione”. Partiamo da Pamploma alla volta di
Burgos a 170 km di distanza.
· VI Tappa Burgos Leòn Km 187
Imbocchiamo l’autopista Irun -Madrid. Dopo aver percorso un centinaio di km,
ed aver attraversato la Rioja con vigneti, uliveti, e campi di cereali nelle
sue colline, ormai fattosi le otto di sera, pensiamo di fermarci a Najera,
capitale storica della Rioja, dove, tra l’altro, vi è il Monastero de Santa
Maria la Real, del XI sec., tempio mariano, convento benedettino e pantheon
reale, espropriato dal XIX sec., ospita dei francescani. Esso era
originariamente di stile Romanico, modificato a partire dall XV sec., con l’
introduzione di elementi gotici e rinascimentali. Tempio fortezza ha una torre
prismatica eretta nel XVII sec., dei contrafforti arrotondati, un chiostro
detto de Caballeros, una chiesa gotica, costruita sulla precedente romanica. La
chiesa contiene al suo interno sull’altare maggiore una pala barocca con l’
immagine romanica di santa Maria la Real col Bambino e nell’abside il mausoleo
dei duchi di Nayera e sotto il coro il Pantheon Real che custodisce una
trentina di tombe dei sovrani di Navarra, tra cui il sepolcro di Bianca di
Navarra, che contiene le spoglie attribuite a Bianca ritrovate ammassate
assieme ad altre della famiglia reale. Prima di divenire Regina di Navarra e
trasferirsi in Spagna ella fu prima sposa del Re di Sicilia Martino I e, come
reggente emanò le consuetudini del 1405, insieme di norme di diritto tendenti
a regolamentare la vita pubblica e privata, tra cui il divieto di acquisto di
terreni per ebrei ed enti ecclesiastici, già enormemente ricchi, il patentino
per le meretrici che dovevano esercitare fuori dal centro città, il diritto
delle donne di disporre dei propri beni tramite testamento. Lo storico Prof.
Vincenzo Fallica ha scritto un libro su questa regina, basato sulle ricerche d’
archivio ,contenente la trascrizione di dette consuetudini. Il prezioso
documento è conservato presso l’Archivio di Stato di Catania. Comunque,
continuando il nostro racconto, non avendo trovato in questa città dove
dormire, continuiamo il nostro viaggio e giungiamo ,ormai tardi, a Santo
Domingo de la Calzada, dove troviamo alloggio presso la Hospedaria Santa
Teresita, gestito da monache circestensi. Incontriamo tanti pellegrini diretti
a Burgos. L’indomani un breve giro per il centro e via in viaggio verso Burgos,
dove arriviamo verso le undici. Burgos è un comune di 166.187 abitanti, situato
nella Comunità Autonoma di Castiglia e Lèon. Dopo il venir meno della dittatura
di Franco con la nuova Costituzione Spagnola nel 1978, venendo incontro alle
esigenze dei vari popoli che abitano nella nazione spagnola, la Spagna (stato
democratico con forma monarchica) è stata suddivisa in 17 comunità autonome e
due città autonome Ceuta e Mellila, dotate di propri Statuti e rette dal
principio dell’ eguaglianza fra di loro e con l’assoluto divieto di federarsi
per vantare dei privilegi rispetto alle altre. . Alle Comunità Autonome
spettano, oltre alle funzioni esecutive, anche quelle legislative nelle
materie demandate. Esse sono dotate di propri governi, parlamenti autonomi,
ed organi di giustizia . I conflitti di competenza fra le Autonomie ed il
Governo centrale sono diramati dalla Corte Costituzionale dello Stato Spagnolo.
Per quanto riguarda le materie come Sanità, Assicurazioni Sociali, contratti
e concessioni amministrative, ordinamento del credito, della banca e
assicurazioni, la competenza dello Stato non è esclusiva, ma concorrente.
Burgos è una moderna città con viali , giardini, piazze, attraversata dal fiume
Arlazòn . Il centro storico è circondato da mura. La città medievale di
carattere difensivo militare è stata fondata dal conte Diego Rodriguez detto
Porcelos nel 884, su incarico del re delle Asturie, Alfonso II, sottomessa
direttamente all'autorità dei Re di Leòn fino al 930, anno dell’indipendenza
della Castiglia, di cui divenne capitale. Si accede alla città vecchia,
attraversato un ponte dall’antica porta del 1500, detta Arco di Santa Maria,
costruita in onore del Re Carlo V, dove sono raffigurati al centro statue di
guerrieri, il Cid e Carlo V. Restiamo abbagliati dalla bellezza della
imponente Cattedrale, fulgido esempio di gotico casigliano. La sua
costruzione, su una preesistente chiesa romanica, iniziata nel 1221 per volere
di Ferdinando III di Castiglia e di Maurizio di Burgos , vescovo durò circa 300
anni . E’ dedicata alla Maria Vergine. Nella cattedrale nel 1919 è stato
sepolto il Cid, Rodrigo Díaz, Conte di Bivar, eroe della Riconquista, che
conquistò Valencia e ne divenne signore (Cid in arabo) nel 1063, nominato
Campeador (vincitore in duello), per aver battuto in duello Jimeno Garcés,
l'alfiere del re d’Aragona, Ramiro I, che aveva posto l'assedio alla città di
Graus, dell’emiro di Saragozza. Dopo aver visitato la cattedrale decidiamo di
girare per le vie del centro e giungiamo, tra l’altro, nella piazza, dove è
posta la statua del Cid., a cui è dedicato un poema epico del 1140, considerato
il primo documento letterario spagnolo,” El cantar de mio Cid”. Quindi
ripartiamo, attraversando le mesetas, altopiani piatti sui 900 m. sul livello
del mare di natura calcarea, alla volta di Leòn, dove giungiamo nel tardo
pomeriggio. Decidiamo di fare una rapida visita alla cattedrale e alle strade
circostante e ripartire. La Cattedrale di Leòn anche essa di stile gotico,
iniziata nel 1205 e terminata dopo due secoli, nonostante la sua maestosità,
non sembra a noi profani, che possa essere paragonata per bellezza ed eleganza
a quella di Burgos. Anche qui dopo un brevissimo giro per il centro, al fine di
rispettare i nostri tempi di marcia, ripartiamo attraversando per chilometri
altre mesetas, stavolta argillos, e ed incontrando ovunque pellegrini in
marcia. A Ponferrada pensiamo di pernottare nell’altura, ove si trova il
castello, prima dei templari e poi di un conte, ma la strada per inerpicarsi è
stretta e buia, andiamo verso il calar della sera, la zona si fa tetra ed
inospitale, lasciamo questo sito chiamato così per i suoi giacimenti di oro e
di ferro. Il posto, in vero, è ricco di storia, abitato per prima da liguri e
celtici, ma andiamo a dormire a Villafranca del Bierzo, cittadina costruita in
una vallata, dove confluiscono due fiumi. Siamo ancora nella regione
castigliana, in essa si trova un antico hospital de peregrino. La città è
piena di palazzi signorili lungo la via principale, Calle de Agua,
particolarmente imponente è il barocco palazzo de Torquemada.
VII Tappa Santiago de Campostela
L’indomani riprendiamo il nostro viaggio verso la Galizia, attraversando
boschi e valli incantati, pieni di scroscianti corsi d’acqua. Purtroppo
vogliamo raggiungere Santiago, ma il tempo stringe e non ci permette di
soffermarci, né di fare escursioni e così risaliamo per la valle del Barjas e
ridiscendiamo ripidamente fino al Passo di Pedrafita Do Cerbero ( Monti
Cantabrici), porta di accesso alla Galizia. Scegliamo di non passare da Lugo,
ma da Orense, città termale, capoluogo dell’unica provincia della Galizia non
affacciata sul mare, bagnata dal fiume Migno, che deve il suo nome all’
estrazione dell’oro di un tempo lungo la valle del fiume. La città d’Orense fa
parte del Camino Sanabrès, che parte da Siviglia . La Galizia è una regione
collinosa verdeggiante, piena di querce, pini, eucalipti, il paesaggio delle
campagne è più dolce. Puntiamo, quindi, verso Santiago dove arriviamo in
mattinata, posteggiamo la macchina in periferia, saliamo verso la chiesa
barocca di San Francesco e poi verso l’arco che porta alla Placa do Obradoiro,
una musica d’ organo coinvolgente ci guida all’ingresso principale della
Cattedrale sulla piazza , piena di pellegrini, che, estasiati, ammirano la
magnifica facciata barroca, con colonne, statue, pinnacoli, balconate ed un
grande portale, preceduta da una scalinata seicentesca a doppia rampa tra due
torri. Di fronte sta Palazzo de Rajoy, neo classicheggiante, prima concistorio,
carcere, seminario,ora sede del municipio e della Presidenza della Giunta
Regionale, a sinistra collegio S. Geronimo, a destra la facciata e il
magnifico portale in stile Platesco dell’Hospital de los Royes Catolicos
fondato nel 400 per i pellegrini. Entriamo nell’interno della cattedrale,
edificata su una piccola chiesa costruita da re Alfonso II in seguito al
ritrovamento del corpo di San Giacomo, ingrandita da Alfonso III e distrutta,
tranne il sepolcro del Santo, dai musulmani nel X sec., ricostruita nel 1075
e rimaneggiata fino al 700. La facciata sud , con il suo doppio portale con
sculture raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento è l’unica originale
della cattedrale romanica, la sua porta è detta de las platerias ( così
chiamata per i venditori di argento nella piazza antistante) . Il chiostro
accanto alla porta ha una magnifica facciata rinascimentale, dallo stesso lato,
accanto, la torre a gradoni dell’orologio. Dietro l’abside vi è la Porta
Santa o Dei Pellegrini, che si apre solo l’Anno Santo giacobeo ( che ricorre
ogni 25 luglio, festa di San Giacomo, che sia di domenica) per i pellegrini che
vogliono ottenere il giubileo, in essa è raffigurato tra l’altro san Giacomo
con i pellegrini del passato e con i devoti. Nell’interno della cattedrale,
oltre la tomba del Santo, sull’altare maggiore su una struttura barocca la
statua del Santo, impreziosita da paramenti e oreficeria. Nella cripta le
reliquie del Santo e di due suoi discepoli. Alla fine del cammino i
pellegrini, dopo aver accarezzato nel portico della gloria la statua del Santo
al centro del portale e girato attorno alla statua del Santo dos Croques (
forse lo stesso scultore della statua-colonna), dando dei colpetti con la testa
per raccogliere un po’ della sua saggezza, da ultimo salgono sull’altare
maggiore ad abbracciare il Santo, dopo aver ricordato gli altri che li hanno
aiutati lungo la via, e si recano nella cripta per una preghiera. Solo in
occasione di particolare feste si fa oscillare l’incensiere di 80 Kl attaccato
alla cupola della crociera per schiacciare il male odore dei tanti peregrini
che fino alla fine del settecento erano ospitati all’interno della cattedrale.
Presso l’arcivescovado i pellegrini che hanno percorso almeno gli ultimi
ottanta chilometri a piedi, documentati da timbri nella credenziale, possono
ottenere la Campostela ,cioè il certificato che testimonia l’avvenuto
pellegrinaggio, a noi che siamo andati in macchina ci hanno attestato l’
avvenuta visita della cattedrale. Dopo un breve giro per le vie della città,
riprendiamo la via del ritorno ,rinunciando a giungere all’estrema punta dell’
atlantico Capo di Finsterre, la punta più ad ovest del continente, Secondo
alcuni studiosi il cammino di Santiago ricalca un antico cammino celtico per il
quale questo capo rappresentava il punto di partenza delle anime verso l’aldilà
secondo altri è Santiago il punto d’arrivo al luogo della stella e quindi della
luce.Un antica leggenda narra che la tomba dell’apostolo è stata ritrovata ,
perché una stella si è fermata su di essa.
VIII tappa Costa Nord dell’Atlantico
Prendiamo la via del ritorno e ci indirizziamo verso la costa nord,
attraversiamo la verde Corugna ed arriviamo al mare, ad Ortiguera, e poi a
Viviero dove ci fermiamo per la notte. Sono dei luoghi di incomparabile
bellezza , scogliere frastagliate e verdeggianti, golfi e porti naturali In
questa parte della Spagna l’economia è ferma, il turismo non è sviluppato, è
poco abitata anche se la Galizia è ricca di colline verdeggianti , di fiumi e
boschi, di monti e di mari pescosi L’indomani proseguiamo il nostro viaggio
veloce lungo la costa verso, Gijòn e puntando poi. superato Lianes verso i
monti, Il Picos d’Europa , ma ci fermiamo alla base dello stesso in un
piccolo albergo lungo la strada, facciamo una passeggiata lungo la riva di un
fiume, navigabile e la sera una cena rustica in una trattoria ,insieme ad
agricoltori e camionisti. Essa è tenuta da donne capaci e un po’ civettuole,
che cucinano piatti genuini, a base di legumi , verdure e carni. Io ordino
legumi con le cotiche, il sapore per me è troppo forte, sono ormai abituata ad
una cucina più delicata, rispecchia bene, invece, il carattere forte della
gente locale. L’indomani una passeggiata lungo il monte, vediamo delle
abitazioni a palafitte. Poi ridiscendiamo ed andiamo a Santillana del Mar, in
una spiaggia dove la sabbia ha lo stesso colore del deserto libico, il mare è
rientrato per la bassa marea, scogli in mezzo all’acqua dividono la spiaggia,
mai visto niente di simile, alcune foto, un piccolo giro nella vicina
Santander, un bagno accanto all’isola della Maddalena e, poi, all’aeroporto,
consegniamo la macchina e voliamo a Bergamo, dove pernottiamo. L’indomani ci
rechiamo a Milano, un giro al centro città, poi alla Darsena e lungo i navigli.
La giornata è bella, ci sediamo per un veloce spuntino e poi al treno per
Torino. I treni italiani sono da terzo mondo, specie quelli dei pendolari , il
treno si guasta e si ferma , poi, come per miracolo, riparte e si ferma a porta
Susa , per poco non perdiamo l’aereo, ma alla fine ce la facciamo, prendiamo l’
aereo ed il nostro viaggio è terminato. Ringrazio Giuseppe, mio compagno di
viaggio e di quest’ultima parte della mia vita, che soprattutto ha reso
possibile questo cammino, guidando tutto il tempo ed organizzando le varie
tappe con amore e dolcezza.
Wednesday, May 28, 2008
Problema immigrati? No problema Italia
Il nostro paese è pieno di problemi:
rifiuti,energia , delinquenza anche minorile, disoccupazione, anlfabetismo o semialfabetismo,mancanza di produzione, eccessiva tassazione, povertà , corruzione, cattiva amministrazione,violenza, mal funzionamento dei servizi pubblici o mancanza degli tessi., inquinamento, invivibilità delle città e chi più ne ha, più ne metta.
E sapete di chi è la colpa di tutto questo? Degli immigrati .
Si perché in Italia è questo il problema dei problemi .
Ma fatemi il piacere, state zitti!
Adoperiamoci, invece, seriamente, facciamo un analisi seria e costruttiva, troviamo le possibili soluzioni , programmiamo gli interventi ed attuiamoli il più presto possibile.
Non nascondiamoci dietro i falsi problemi.
I reati commessi dagli immigrati sono quelli che commettono spesso anche gli Italiani e per i quali sono già previste le pene: in caso di reati commessi da parte di alcuni immigrati, applichiamo le pene ed estradiamoli .
Ma non possiamo incolpare tutti gli immigrati di delitti non commessi. In Italia vige il principio, almeno fino ad oggi, della responsabilità personale in campo penale.
Prevediamo, insieme agli altri paesi europei e a quelli stessi da cui provengono i flussi d’immigrazione, delle norme che li regolino e nello stesso tempo anche degli interventi reali che servano nei vari stati poveri,o ridotti tali,ad aumentare la produzione, la alfabetizzazione, a migliorare la sanità, lo sfruttamento delle proprie risorse da parte dei popoli stessi, forniamo le professionalità mancanti e di cui noi disponiamo per fare ed istruire la popolazione locale.
Facciamo degli scambi, si perché anche questi paesi hanno dei prodotti o dei beni naturali a noi mancanti.
Per quanto riguarda tutti i nostri problemi, ricordiamoci che il problema di un abitante nel nostro paese si ripercuote negativamente su tutti gli altri.
rifiuti,energia , delinquenza anche minorile, disoccupazione, anlfabetismo o semialfabetismo,mancanza di produzione, eccessiva tassazione, povertà , corruzione, cattiva amministrazione,violenza, mal funzionamento dei servizi pubblici o mancanza degli tessi., inquinamento, invivibilità delle città e chi più ne ha, più ne metta.
E sapete di chi è la colpa di tutto questo? Degli immigrati .
Si perché in Italia è questo il problema dei problemi .
Ma fatemi il piacere, state zitti!
Adoperiamoci, invece, seriamente, facciamo un analisi seria e costruttiva, troviamo le possibili soluzioni , programmiamo gli interventi ed attuiamoli il più presto possibile.
Non nascondiamoci dietro i falsi problemi.
I reati commessi dagli immigrati sono quelli che commettono spesso anche gli Italiani e per i quali sono già previste le pene: in caso di reati commessi da parte di alcuni immigrati, applichiamo le pene ed estradiamoli .
Ma non possiamo incolpare tutti gli immigrati di delitti non commessi. In Italia vige il principio, almeno fino ad oggi, della responsabilità personale in campo penale.
Prevediamo, insieme agli altri paesi europei e a quelli stessi da cui provengono i flussi d’immigrazione, delle norme che li regolino e nello stesso tempo anche degli interventi reali che servano nei vari stati poveri,o ridotti tali,ad aumentare la produzione, la alfabetizzazione, a migliorare la sanità, lo sfruttamento delle proprie risorse da parte dei popoli stessi, forniamo le professionalità mancanti e di cui noi disponiamo per fare ed istruire la popolazione locale.
Facciamo degli scambi, si perché anche questi paesi hanno dei prodotti o dei beni naturali a noi mancanti.
Per quanto riguarda tutti i nostri problemi, ricordiamoci che il problema di un abitante nel nostro paese si ripercuote negativamente su tutti gli altri.
Tuesday, February 26, 2008
Per non dimenticare e per agire: considerazione da…… un viaggio a Praga.
Cari amici vi voglio raccontare del mio ultimo viaggio mordi e fuggi di soli 5 giorni a Praga, città bellissima immersa in un meraviglioso verde.
Parto da Catania, con l’aereo sorvolo l’Etna e il Vesuvio, le isole croate, le alpi con le loro cime maestose e poi, dopo un po’, finalmente a Praga.
Il mio albergo in centro si trova a Praga 1, relativamente vicino a Place Venceslao.
Era, un tempo, un mercato di cavalli ed ora è un lungo e largo viale pieno di negozi, librerie a più piani, bar e banche, interrotto, nella parte alta, dal Museo Nazionale di Praga e dalla piazza antistante; in quest’ultima sono poste la statua equestre del protettore della Boemia, San Venceslao, ed una targa, che ricorda uno dei due studenti che nel 1969 si sono dati a fuoco per protesta contro l’invasione sovietica con i carri armati.
Non lontano, lungo il viale, l’altra targa.
E così la bellissima piazza ed il lungo viale sono stati teatro di sanguinose proteste da parte di un popolo, coraggioso, generoso, capace di lottare per l'ndipendenza.
La sera del mio arrivo, in verità, il cielo era bigio e l’aria pungente, tanto da dissuaderci dal fare una passeggiata, dopo aver cenato in un locale vicino l’albergo. L’indomani, spuntando il sole, Praga, nonostante i gravi fatti in essa avvenuti, appare con tutto il suo splendore.
Decidiamo di farci accompagnare per il centro, partendo da piazza Venceslao, da una guida, una simpatica donna laureata in lingue e specializzata in Italiano, che ama l’Italia e di cui conosce, purtroppo, solo Roma per questioni finanziarie.
Ella ci dice che ,pur tuttavia, a Praga il reddito medio pro capite è di gran lungo più alto rispetto al resto del paese.
Ci dirigiamo verso il quartiere ebraico, il ghetto. Attaccato ad una sinagoga vi è il cimitero con le tombe sovrapposte per questione di spazio.
Nelle steli di pietra attraverso simboli e brevi iscrizioni, sono date informazioni relative alla vita e allo stato del defunto.
Più grandi sono le steli, maggiore era l’importanza in vita del defunto.
Gli ebrei di Praga,costretti a vivere segregati rispetto agli altri abitanti, pur tuttavia al loro interno erano molto classisti e chiusi.
La classe più importante era quella dei rabbini. In una sinagoga è descritta la vita del ghetto e le usanze in occasione dei funerali.
Vicino al cimitero il museo dei deportati nei campi di concentramento in cui si trovano il lunghissimo elenco dei 77297 deportati praghesi, lettere e disegni di bambini, testimoni dei loro stati d’animo e della loro percezione degli orrori: disegni di guardie con cani rabbiosi, case dai fumaioli fumanti, separazioni violente dai genitori, e descrizioni dell’aldilà dove, finalmente, la famiglia si riunisce. Una donna, con fatica, in uno dei campi, si era procurata carta e penne e con questi semplici strumenti aveva fatto scrivere e disegnare ai bambini rinchiusi al fine di distrarli. Nelle sale del museo una sopravvissuta raccontala sua storia, quei fatti si erano fissati nella mente in maniera indelebile ed hanno angosciato la sua esistenza. La creazione del ghetto era stata voluta dai cattolici, che a Praga hanno fatto sentire tutto il loro peso, con le espropriazioni di terreni in favori dei conventi,la persecuzioni degli eretici ( gli ussiti)e le esecuzioni esemplari dei lori capi in piazza. Gli ussiti ,otre che eretici , erano dei rivoluzionari che si ribellavano allo strapotere della chiesa, chiedendo l’applicazione di norme più democratiche, andando incontro alle esigenze del popolo.
Nel 1420 furono stilati i Quattro articoli di Praga, una sorta di manifesto del credo hussita:
1. Libertà per i preti e per i laici di predicare le Sacre Scritture in lingua locale.
2. Comunione eucaristica sotto ambedue le forme, il calice contenente il vino e il pane, data sia agli adulti che ai bambini, (in particolare il calice divenne il simbolo degli ussiti).
3. Espropriazione dei beni ecclesiastici, povertà del clero e rinuncia ai beni materiali.
4. Pene severe per i peccati mortali commessi da membri del clero.
Per tutta risposta i gesuiti ed altri ordini religiosi si impossessarono di tanti terreni, togliendoli ai legittimi proprietari. I conventi di Praga, come pure le chiese, ostentano ricchezza, basta pensare alla casa di Loreto e alla Santa Casa: al suo interno, tra l’altro un altare d’argento di ben cinquecento chili, degli ostensori con diamanti e pietre preziose.
Ma bisogna riconoscere che la Chiesa cattolica, durante il nazismo, ha salvato tante vite. In Europa degli ecclesiastici hanno rischiato la loro vita per gli ebrei ed alcuni l’hanno persa.
Oggi molti individui, sono impegnati nel sociale e spendono la loro vita per il bene di quella parte di umanità che soffre la fame e la sete,di contro tanti altri sono indifferenti, disorientati ed impauriti da fatti violenti, la mente è continuamente bombardata da onde elettromagnetiche e da tanto altro ancora.
L’umanità si sta danneggiando.
Dovremmo tutti, potenti e non, riflettere e chiederci dove stiamo andando e conducendo i nostri figli.
La scienza , la ricerca, la conoscenza in genere, in sé e per sé, possono essere solo positive, sono strumenti,che, però, devono essere usati per il bene dell’umanità e,quindi, di tutti.
Tutti siamo corresponsabili, in quanto dobbiamo svolgere la nostra parte, anche se essa è difficile per noi esseri imperfetti: i potenti con le loro norme e con l’impiego dei loro mezzi, i comuni mortali con la possibilità di opporsi o meno e di esprimere il proprio dissenso o il proprio plauso.
Il pensiero di ognuno può portare a riflessioni e considerazioni nuove, dovute alle varie esperienze. E poi anche la non azione è azione.
Parto da Catania, con l’aereo sorvolo l’Etna e il Vesuvio, le isole croate, le alpi con le loro cime maestose e poi, dopo un po’, finalmente a Praga.
Il mio albergo in centro si trova a Praga 1, relativamente vicino a Place Venceslao.
Era, un tempo, un mercato di cavalli ed ora è un lungo e largo viale pieno di negozi, librerie a più piani, bar e banche, interrotto, nella parte alta, dal Museo Nazionale di Praga e dalla piazza antistante; in quest’ultima sono poste la statua equestre del protettore della Boemia, San Venceslao, ed una targa, che ricorda uno dei due studenti che nel 1969 si sono dati a fuoco per protesta contro l’invasione sovietica con i carri armati.
Non lontano, lungo il viale, l’altra targa.
E così la bellissima piazza ed il lungo viale sono stati teatro di sanguinose proteste da parte di un popolo, coraggioso, generoso, capace di lottare per l'ndipendenza.
La sera del mio arrivo, in verità, il cielo era bigio e l’aria pungente, tanto da dissuaderci dal fare una passeggiata, dopo aver cenato in un locale vicino l’albergo. L’indomani, spuntando il sole, Praga, nonostante i gravi fatti in essa avvenuti, appare con tutto il suo splendore.
Decidiamo di farci accompagnare per il centro, partendo da piazza Venceslao, da una guida, una simpatica donna laureata in lingue e specializzata in Italiano, che ama l’Italia e di cui conosce, purtroppo, solo Roma per questioni finanziarie.
Ella ci dice che ,pur tuttavia, a Praga il reddito medio pro capite è di gran lungo più alto rispetto al resto del paese.
Ci dirigiamo verso il quartiere ebraico, il ghetto. Attaccato ad una sinagoga vi è il cimitero con le tombe sovrapposte per questione di spazio.
Nelle steli di pietra attraverso simboli e brevi iscrizioni, sono date informazioni relative alla vita e allo stato del defunto.
Più grandi sono le steli, maggiore era l’importanza in vita del defunto.
Gli ebrei di Praga,costretti a vivere segregati rispetto agli altri abitanti, pur tuttavia al loro interno erano molto classisti e chiusi.
La classe più importante era quella dei rabbini. In una sinagoga è descritta la vita del ghetto e le usanze in occasione dei funerali.
Vicino al cimitero il museo dei deportati nei campi di concentramento in cui si trovano il lunghissimo elenco dei 77297 deportati praghesi, lettere e disegni di bambini, testimoni dei loro stati d’animo e della loro percezione degli orrori: disegni di guardie con cani rabbiosi, case dai fumaioli fumanti, separazioni violente dai genitori, e descrizioni dell’aldilà dove, finalmente, la famiglia si riunisce. Una donna, con fatica, in uno dei campi, si era procurata carta e penne e con questi semplici strumenti aveva fatto scrivere e disegnare ai bambini rinchiusi al fine di distrarli. Nelle sale del museo una sopravvissuta raccontala sua storia, quei fatti si erano fissati nella mente in maniera indelebile ed hanno angosciato la sua esistenza. La creazione del ghetto era stata voluta dai cattolici, che a Praga hanno fatto sentire tutto il loro peso, con le espropriazioni di terreni in favori dei conventi,la persecuzioni degli eretici ( gli ussiti)e le esecuzioni esemplari dei lori capi in piazza. Gli ussiti ,otre che eretici , erano dei rivoluzionari che si ribellavano allo strapotere della chiesa, chiedendo l’applicazione di norme più democratiche, andando incontro alle esigenze del popolo.
Nel 1420 furono stilati i Quattro articoli di Praga, una sorta di manifesto del credo hussita:
1. Libertà per i preti e per i laici di predicare le Sacre Scritture in lingua locale.
2. Comunione eucaristica sotto ambedue le forme, il calice contenente il vino e il pane, data sia agli adulti che ai bambini, (in particolare il calice divenne il simbolo degli ussiti).
3. Espropriazione dei beni ecclesiastici, povertà del clero e rinuncia ai beni materiali.
4. Pene severe per i peccati mortali commessi da membri del clero.
Per tutta risposta i gesuiti ed altri ordini religiosi si impossessarono di tanti terreni, togliendoli ai legittimi proprietari. I conventi di Praga, come pure le chiese, ostentano ricchezza, basta pensare alla casa di Loreto e alla Santa Casa: al suo interno, tra l’altro un altare d’argento di ben cinquecento chili, degli ostensori con diamanti e pietre preziose.
Ma bisogna riconoscere che la Chiesa cattolica, durante il nazismo, ha salvato tante vite. In Europa degli ecclesiastici hanno rischiato la loro vita per gli ebrei ed alcuni l’hanno persa.
Oggi molti individui, sono impegnati nel sociale e spendono la loro vita per il bene di quella parte di umanità che soffre la fame e la sete,di contro tanti altri sono indifferenti, disorientati ed impauriti da fatti violenti, la mente è continuamente bombardata da onde elettromagnetiche e da tanto altro ancora.
L’umanità si sta danneggiando.
Dovremmo tutti, potenti e non, riflettere e chiederci dove stiamo andando e conducendo i nostri figli.
La scienza , la ricerca, la conoscenza in genere, in sé e per sé, possono essere solo positive, sono strumenti,che, però, devono essere usati per il bene dell’umanità e,quindi, di tutti.
Tutti siamo corresponsabili, in quanto dobbiamo svolgere la nostra parte, anche se essa è difficile per noi esseri imperfetti: i potenti con le loro norme e con l’impiego dei loro mezzi, i comuni mortali con la possibilità di opporsi o meno e di esprimere il proprio dissenso o il proprio plauso.
Il pensiero di ognuno può portare a riflessioni e considerazioni nuove, dovute alle varie esperienze. E poi anche la non azione è azione.
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