Questo è il blog di Virginia Giuliano dove si pubblicheranno argomenti di pace, di viaggi, sociali,di cultura, di arte.
Monday, November 02, 2009
Fiumara d’Arte. La porta della bellezza. Antonio Presti Un grande uomo per Librino
Ho conosciuto Antonio Presti parecchi anni fa, a Marina di Tusa, un paese della Sicilia stretto tra mare e monti, i Nebrodi, conosciuto un tempo per la lavorazione delle acciughe. Quivi Antonio ha costruito un albergo, l’Atelier Sul Mare, ma non è un albergo comune, perché ospita al suo interno opere d’arte di pittori e scultori,ogni stanza è a tema. Non solo ma ha sparso sulla riva del mare, sul letto del fiume che scende dai monti e in varie campagne attorno al paese delle grandi sculture di artisti famosi italiani e stranieri, il tutto con l’impiego del suo patrimonio ed attirando ,così su Tusa ,un paese bello, ma turisticamente poco conosciuto, grande quantità di turisti.Ha organizzato giri turistici anche nelle zone circostanti, facendo conoscere l’artigianato locale, soprattutto i ceramisti . Ma come spesso avviene nella vita, la gente di Tusa non è stata riconoscente al suo benefattore e così, dopo spiacevoli vicende, Antonio si è trasferito a Catania, pur lasciando a Tusa l’Atelier. Ma egli è un mecenate e benefattore per vocazione e,così la sua attenzione si è posta su Librino, una città satellite di Catania , di circa 100.000 abitanti, progettata da un grande architetto giapponese,Kenzo Tange, disegnata con viali, palazzi, zona a verde, ma fin oggi mancante delle infrastrutture necessarie a qualsiasi zona abitata: le fogne sono state fatte da poco, i viali pure, mancano i negozi,le palestre, le banche ,luoghi di aggregazioni sociali, vi è un piccolo comando di polizia, delle case popolari fatiscenti e sovraffollate, molto abusivismo, alcuni bar ,negozi di genere alimentari, macellerie, delle chiese nei piani terra dei palazzi, case di cooperative di impiegati, qualche scuola secondaria, non un liceo, non un istituto professionale. Buona parte della gente che vi abita, soprattutto, nella parte arte alta della città è povera e semianalfabeta, disoccupata anche se non tutta naturalmente, ha bisogno di tutto, perciò è facilmente preda della malavita, parecchi bambini sono utilizzati sia per il lavoro nero che per lo spaccio, questa fetta di abitanti non hanno fiducia in loro stessi, sono convinti che non possono fare altro che chiedere a chi può..Ma Antonio ha fatto una scommessa , quella di ridare dignità e fiducia a loro, di abituarli a fare, a donare e non a chiedere per non essere più vittime inconsapevoli. E così dopo aver organizzato varie manifestazioni a Librino per attirare l’attenzione sui bisogni di questa città, ha realizzato una grande opera con la partecipazione degli abitanti del luogo, La Porta della Bellezza .Esso è un monumento realizzato con oltre 9000 formelle di terracotta, realizzato da circa 2000 bambini delle scuole di Librino, sotto la guida di artisti incaricati alla realizzazione del progetto sul muro del cavalcavia di un grande asse attrezzato che divide in due il viale principale di Librino, lasciando il passaggio tra una parte e l’altra tramite una porta ora divenuta della bellezza. Il Monumento è dedicato alla Grande Madre, presso i popoli africani il Sole, come fonte di vita, sotto una delle rappresentazioni della grande madre le formelle con i volti dei bimbi e con una loro frase ispirata al tema , sotto un’altra i volti delle madri di Librino. L’opera fa parte di un altro più ambizioso progetto il Museo all’aperto di arte contemporanea” Terzo occhio Meridiani di Luce”, che dovrebbe ricoprire le facciate dei Palazzi di Librino con gigantografie e proiezioni video , questa opera dovrebbe essere realizzata d’artisti con l’apporto dei padri di Librino, molti nelle carceri. E così Antonio è riuscito a d attirare su Librino anche l’attenzione di registi quale Roberta Torre che in questi giorni sta realizzando un film con gli abitanti del quartiere, Grazie Antonio
Thursday, October 22, 2009
Il suono di mille silenzi di Emma La Spina Edizioni Piemme
I
E’ un libro autobiografico scritto col cuore da una donna che nella sua infanzia non ha avuto amore, pur sempre cercandolo e desiderandolo. Emma l’ha scritto perché vuol che il mondo , la società che vive indifferente, si fermi a d ascoltare, a riflettere e nella speranza che qualcosa domani possa cambiare. Ella è ormai quarantenne e finalmente trova il coraggio di raccontare la sua storia , che è stata comune a tante bimbe abbandonate in Istituto dalle madri o orfane (circa mille nel solo suo istituto).
Racconta della fame, della sete, del freddo, dei maltrattamenti subiti, delle punizioni corporali e psichiche, della costrizione al silenzio, ma soprattutto della sofferenza causata dal mondo circostante con la sua completa indifferenza, con la sua crudeltà; tutti tendono ad approfittare da questa situazione.
Non è un’orfanella, ma figlia di una signora benestante che , non si sa per quale ragione, ha messo al mondo diversi figli ed abbandonati in Istituti. Verrà a trovarla , ma non per darle amore, Emma la chiamerà la signora. Ella scopre di avere una sorella che vive nello stesso collegio, ed, invano, da lei chiederà amore, la sorella, chiamata nel libro Clotilde, la rifiuta, perché somiglia alla madre e, soprattutto, perchè è difficile per una bimba che non ha ricevuto amore, dare amore. Emma si strugge ed un giorno, per protesta, decide di non parlare, col risultato di essere sottoposta a tre sedute di elettrochoc; è spaventata , non sa se preferire la cosiddetta cura per la finta malattia o la punizione delle suore, alla fine farà finta di guarire. E’ una bimba che fino a grandicella,nei momenti di paura o di difficoltà,si fa la pipì addosso e che per questo verrà punita ed umiliata, nessuno si domanda perché e si preoccupa di lei, mai una carezza, una parola di conforto.
E’ un libro interessante, narrato con dovizie di particolari, e,sopratutto, è una testimonianza scritta di ciò che succedeva in parecchi collegi per ragazze abbandonate, e pare che, purtroppo, nelle comunità la situazione non sia cambiata, nella completa indifferenza della istituzioni religiose e statali.
Le bambine sono un peso, ma da cui si può trarre lucro.
Alla fine a diciotto anni vengono buttate fuori senza preavviso, dopo averle fatte vivere pressocchè isolate.
Prima di allora sono uscite solo poche volte: per andare a scuola, ma senza libri, carte e penne,o quando la madre o altro parente, le ha portate fuori (nel caso di Emma poche volte in tutto e mai l’uscita è stata piacevole, ma solo fonte di ulteriore dispiacere) e verso i quattordici anni ,nei mesi estivi per prestare servizio come domestiche 24 ore su 24 presso famiglie benestanti con paga misera, invisibili per tutti, tranne per i mariti o figli famelici, che, appena possono,non visti, cercano di possederle. A diciotto anni, dicevamo, vengono buttate fuori senza preavviso, senza neanche poter salutare le compagne, che non devono sapere, la retta è finita per le suore o oggi per la comunità. E’ un dramma, non sanno come affrontare il mondo. E’ un dramma che si consuma in silenzio , nessuno ne parla, la società tutta, le istituzioni sanno e tacciono, impossibile non sapere,ma a nessuno importa ed invece devono interessarsi, fanno parte della società.In verità qualcosa si è fatto, hanno chiuso gli orfanotrofi, non ne esistono più le ruote, dove i bimbi grandicelli subivano dei danni permanenti, perché troppo strette. Ma dicono che, chiusi gli orfanotrofi , la situazione è poco cambiata, non fosse solo perché non vi è alcuna aiuto raggiunta la maggiore età, ed in molte comunità i ragazzi non sempre sono trattati come dovrebbero, visto che lo stato per ogni ragazzo paga la retta mensile. Amici politici di qualsiasi partito voi siate, interessatevi del problema .Questo libro l’ho letto con molta attenzione, perchè mi è rimasta sempre in mente in maniera indelebile quanto ho visto in un collegio di Troina ,dove io andavo da piccolina a studiare il piano. Vi erano le orfanelle, solo una riceveva affetto ed era in disparte rispetto alle altre, la madre a cui era stata affidata la teneva sempre vicina, le altre dovevano scopare e lavare le enormi scale e i corridoi , con dei secchi pesanti più grandi di loro, erano trattate come serve, il pomeriggio ricamavano e cucivano, non giocavano mai, uscivano solo per andare ai funerali,poichè le suore erano pagate, e per qualche processione santa. Un giorno ho assistito ad una scena di sgomento da parte di alcune che , divenute diciottenni, dovevano lasciare l’istituto senza sapere dove andare. Brava Emma forse qualcosa si smuoverà, c’è l’hai fatta , hai avuto tanta forza e coraggio.
E’ un libro autobiografico scritto col cuore da una donna che nella sua infanzia non ha avuto amore, pur sempre cercandolo e desiderandolo. Emma l’ha scritto perché vuol che il mondo , la società che vive indifferente, si fermi a d ascoltare, a riflettere e nella speranza che qualcosa domani possa cambiare. Ella è ormai quarantenne e finalmente trova il coraggio di raccontare la sua storia , che è stata comune a tante bimbe abbandonate in Istituto dalle madri o orfane (circa mille nel solo suo istituto).
Racconta della fame, della sete, del freddo, dei maltrattamenti subiti, delle punizioni corporali e psichiche, della costrizione al silenzio, ma soprattutto della sofferenza causata dal mondo circostante con la sua completa indifferenza, con la sua crudeltà; tutti tendono ad approfittare da questa situazione.
Non è un’orfanella, ma figlia di una signora benestante che , non si sa per quale ragione, ha messo al mondo diversi figli ed abbandonati in Istituti. Verrà a trovarla , ma non per darle amore, Emma la chiamerà la signora. Ella scopre di avere una sorella che vive nello stesso collegio, ed, invano, da lei chiederà amore, la sorella, chiamata nel libro Clotilde, la rifiuta, perché somiglia alla madre e, soprattutto, perchè è difficile per una bimba che non ha ricevuto amore, dare amore. Emma si strugge ed un giorno, per protesta, decide di non parlare, col risultato di essere sottoposta a tre sedute di elettrochoc; è spaventata , non sa se preferire la cosiddetta cura per la finta malattia o la punizione delle suore, alla fine farà finta di guarire. E’ una bimba che fino a grandicella,nei momenti di paura o di difficoltà,si fa la pipì addosso e che per questo verrà punita ed umiliata, nessuno si domanda perché e si preoccupa di lei, mai una carezza, una parola di conforto.
E’ un libro interessante, narrato con dovizie di particolari, e,sopratutto, è una testimonianza scritta di ciò che succedeva in parecchi collegi per ragazze abbandonate, e pare che, purtroppo, nelle comunità la situazione non sia cambiata, nella completa indifferenza della istituzioni religiose e statali.
Le bambine sono un peso, ma da cui si può trarre lucro.
Alla fine a diciotto anni vengono buttate fuori senza preavviso, dopo averle fatte vivere pressocchè isolate.
Prima di allora sono uscite solo poche volte: per andare a scuola, ma senza libri, carte e penne,o quando la madre o altro parente, le ha portate fuori (nel caso di Emma poche volte in tutto e mai l’uscita è stata piacevole, ma solo fonte di ulteriore dispiacere) e verso i quattordici anni ,nei mesi estivi per prestare servizio come domestiche 24 ore su 24 presso famiglie benestanti con paga misera, invisibili per tutti, tranne per i mariti o figli famelici, che, appena possono,non visti, cercano di possederle. A diciotto anni, dicevamo, vengono buttate fuori senza preavviso, senza neanche poter salutare le compagne, che non devono sapere, la retta è finita per le suore o oggi per la comunità. E’ un dramma, non sanno come affrontare il mondo. E’ un dramma che si consuma in silenzio , nessuno ne parla, la società tutta, le istituzioni sanno e tacciono, impossibile non sapere,ma a nessuno importa ed invece devono interessarsi, fanno parte della società.In verità qualcosa si è fatto, hanno chiuso gli orfanotrofi, non ne esistono più le ruote, dove i bimbi grandicelli subivano dei danni permanenti, perché troppo strette. Ma dicono che, chiusi gli orfanotrofi , la situazione è poco cambiata, non fosse solo perché non vi è alcuna aiuto raggiunta la maggiore età, ed in molte comunità i ragazzi non sempre sono trattati come dovrebbero, visto che lo stato per ogni ragazzo paga la retta mensile. Amici politici di qualsiasi partito voi siate, interessatevi del problema .Questo libro l’ho letto con molta attenzione, perchè mi è rimasta sempre in mente in maniera indelebile quanto ho visto in un collegio di Troina ,dove io andavo da piccolina a studiare il piano. Vi erano le orfanelle, solo una riceveva affetto ed era in disparte rispetto alle altre, la madre a cui era stata affidata la teneva sempre vicina, le altre dovevano scopare e lavare le enormi scale e i corridoi , con dei secchi pesanti più grandi di loro, erano trattate come serve, il pomeriggio ricamavano e cucivano, non giocavano mai, uscivano solo per andare ai funerali,poichè le suore erano pagate, e per qualche processione santa. Un giorno ho assistito ad una scena di sgomento da parte di alcune che , divenute diciottenni, dovevano lasciare l’istituto senza sapere dove andare. Brava Emma forse qualcosa si smuoverà, c’è l’hai fatta , hai avuto tanta forza e coraggio.
Tuesday, August 11, 2009
Viaggio sul gargano
Ci si prepara per partire. Giuseppe canta Un bacione a Firenze, anche se col nostro viaggio non c’entra niente. Infatti andiamo sul Gargano. L’umore si fa quasi forzatamente positivo. Bisogna lasciare tutto in ordine a casa, nel senso che prima bisogna informare i fratelli ,in modo che pensino a fare qualche telefonata in più alla mamma e predisporre quanto occorre per il viaggio di Rosario in Giappone. Abbiamo voglia di dimenticare il nostro faticosissimo recente passato, ma non è facile Si parte per Messina. Ai traghetti nell’attesa una coppia anziana si abbraccia. Vi è una discreta fila. Un uomo curvo, col telefonino in mano, fa la sua telefonata, la prima delle tante della giornata. Giuseppe mi vede scrivere, ma non chiede nulla per discrezione, un vu cumprà vende tamburelli siciliani, un altro cappelli per il sole. I biglietti per la traversata a/r costano fino a quattro giorni trenta euro, fino a 90, non si capisce perché, 50.
Lasciamo la bella Messina , città di mare e di grande traffico. Tutto passa dallo stretto. Essa è stata ricostruita dopo il terremoto dei primi del novecento. Il suo passato è stato di colpo quasi tutto cancellato. Ancora in periferia esistono delle baraccopoli, incredibile ,ma vero. Sembra una città di commercianti ed invece a Messina vi è il priorato della Massoneria, che è stato spostato da Malta. Quindi è una città piena di misteri. Nello Stretto vi sono le faglie, le placche continentali si scontrano e scaricano la loro enorme energia. Questa è una zona calda, gli abitanti, come gli etnei, risentono del fuoco dell’Etna, è gente abituata da sempre alla radioattività sopra la norma del vulcano “U Mungibennu”. Gli abitanti dei territori vulcanici dalle nostre parti si sentono quasi protetti dal grande fuoco, che distrugge, rigenera, non ne hanno paura , ma rispetto; gli stromboliani, che abitano sul cono di un grande vulcano sottomarino, non fanno caso ai continui tremori della terra, il vulcano non fa niente, dicono, a dispetto di tutte le opinioni degli scienziati.
L’Etna ,immensa e maestosa, con i suoi mille aspetti, appare diversa a secondo di dove la si guardi. E’ bellissima in tutte le stagioni con i suoi cangianti colori: nero della lava rassodata ,rosso della lava incandescente, marò delle foglie tremule degli alberi in autunno, giallo delle ginestre fiorite, verde dei prati e dei boschi. Essa è tranquilla e d’un tratto sbotta e fa saltare tutto per aria. Ho camminato sulla lava rassodata ed ancora fumante, sotto, dalle fessure, si scorge il fuoco, la lava incandescente. Si sente ancora il crepitio degli alberi che ardono, si vedono dei rami secchi: un paesaggio spettrale.
Dopo aver attraversato la Calabria, superato Sibari, andando verso Taranto, vi è una costa bellissima di ghiaia, lunga chilometri . La strada costeggia il mare azzurro, separata dalla ferrovia. Le spiagge sono quasi deserte . Ci fermiamo a Pistacchi, dove la spiaggia è sabbiosa per un bagno ristoratore, il gran caldo ci accompagnerà fino al ritorno. Temperature vicine ai quaranta gradi ed oltre. Quindi ripartiamo ed andiamo a Siponto, la città che poi è stata ricostruita in un sito vicino con il nome di Manfredonia. Appena giunti, visitiamo l’antica basilica di S. Maria Maggiore, il migliore esempio di stile romanico- pugliese, con forma di cubi sovrapposti,sovrastati da una cupola.
S trova nella zona archeologica, dove si conservano tra l’altro i resti di un teatro, delle terme ed un ipogeo, accanto i resti di una basilica paleocristiana costruita su un tempio di Diana; della basilica si conservano i mosaici con disegni geometrici.La cripta del 1200 sorregge con le sue ventiquattro colonne la basilica sovrastante, accanto un pozzo, da cui si rifornivano i viaggiatori romani . Nella basilica ,cioè al II livello, vi è un pregevole quadro di epoca bizantina raffigurante la Madonna col bambino, mentre nelle pareti circolari i sarcofaghi. Dopo la visita ci rechiamo in un convento , dove troviamo alloggio, alle porte di Siponto, I prezzi sono modici 30 euro con la prima colazione.
A Manfredonia vi è il porto, una passeggiata lungo il molo, un centro vivace in pietra calcarea bianca. Il nome della città è dovuta al suo costruttore, Manfredi. Il castello Svevo- Angioino è stato costruito quale fortezza da Manfredi, completato dagli Angioini e ritoccato dagli Aragonesi. Sotto Manfredi la città era porto franco, dotata di una zecca, città di regio diritto. Dopo l’invasione dei turchi nel 1620 Manfredonia non prosperò più. Non siamo andati a visitare il convento di San Leonardo in Lama Volare, ai tempi dei Franchi ospizio per i pellegrini, al pari di quelli francesi sulla via franchigena di Santiago di Campostela. L’indomani saliamo a Monte Sant’Angelo, chiamato così per la grotta di San Michele Arcangelo ,dove si dice sia apparso l’arcangelo, che ha lasciato in essa la impronta del piede. Dicono sia apparso in sogno a Manfredi. Adesso vi è una bella basilica a più livelli, la parte più antica corrisponde alla grotta, un vero e proprio gioiello architettonico, meta di pellegrinaggi. Nel momento in cui siamo andati a visitarla si celebrava la messa e si ricordava Santa Maria Maddalena, come in Francia, in queste zone vi è il culto della Maddalena. Accanto alla basilica, l’enorme castello fortezza con ponte levatoio, dove è nato Manfredi. Monte S. Angelo ,posto a nord di Manfredonia, ha delle case bianche con tetto spiovente, che si stagliano in altezza, poste una accanto all’altro , che danno al paese un aspetto particolare. Lasciamo il paese per recarci a circa 8 km nell’antica Abbazia di Pulsano,dei monaci scalzi, ordine povero dei benedettini, costruita da Gregorio Magno. Attorno le grotte degli eremiti, l’abbazia è stata soppressa, abbandonata, successivamente è stata ripresa e restaurata dagli stessi monaci. L’ abbazia di Pulsano si trova nella cosiddetta via longobarda dei pellegrini. Vi è una ricca biblioteca, una scuola di iconografia sacra e una di letture sante. In essa bisogna rispettare la regola del silenzio. Al momento della visita sono riuniti monaci e discepoli nella piccola cappella per lo studio della bibbia. Si parte verso San Giovanni Rotondo per la visita del sepolcro di padre Pio, accanto al magnifico ospedale. Nella costruzione, prima di accedere alla camera sepolcrale, vi è il racconto, attraverso gli oggetti, della vita del Santo, che viveva in un umile cella. In una parete sono conservate le epistole. Padre Pio espletava ,attraverso di esse, la sua funzione di guida spirituale. Dappertutto vi sono le sue foto, gli occhi esprimono intelligenza e, a volte, grande travaglio interiore, altre gioia. Nella camera sepolcrale vi è il corpo del Santo con una maschera di cera. Dopo la visita scendiamo a Mattinata ,un centro turistico tutto bianco, nella vicinanze delle coste bellissime e poi di ritorno al convento per la cena frugale. L’indomani si parte per una escursione nella foresta umbra, un parco, pieno di verde, alberi di alto fusto,con dei laghi, dove si potrebbero incontrare cervi e gazzelle. Dalla foresta dopo un’escursione a piedi scendiamo alla volta della costa, ci attende Vieste, bellissima con le sue coste piene di verde, grotte e calette e poi Peschicci, veri e propri gioielli del Gargano ,con innumerevoli campeggi e alberghi sul mare. Decidiamo di proseguire fino a Rodi , qui il paesaggio varia, il paese è meno sviluppato turisticamente, usciamo fuori e ci fermiamo in un campeggio che dall’alto scende fino al mare la cui costa è ora sabbiosa. Il campeggio è bellissimo, pieno di ulivi, piazziamo la nostra tenda sotto un albero, e scendiamo sulla spiaggia. Il campeggio è dotato di un albergo e di bungalow alquanto graziosi che affittano a settimana. La camera in albergo costa poco 80 euro per notte, ma decidiamo di stare a contatto con la terra, scegliamo la tenda.Ci attende un meraviglioso bagno al tramontare del sole, il mare è argenteo ed irradiato dall’ultimo fascio di luce. Il sole rosso tramonta sull’acqua.
Risaliamo lungo i viali alberati,accompagnati dal canto di migliaia di cicale, una doccia e una cena nel ristorante del campeggio. Poi ascoltiamo forzatamente della musica, purtroppo nel campeggio c’è una pessima animazione fino a mezzanotte e stiamo fino a tarda notte sulle sdraie della piscina. Vi è un caldo infernale, la tenda è infuocata, non vi si può dormire dentro. Per un po’ ci fanno compagnia dei napoletani , un po’ chiassosi. Ma verso le tre di notte vado a dormirvi.
L’indomani mi sveglio presto, un passerotto scende dall’albero e mi guarda, mi riconosce come un suo simile ,un abitante della campagna. Dopo una doccia ci rechiamo al porto per prendere l’aliscafo per le Tremiti. Finalmente la mia curiosità sarà appagata. Sono 5 isole di natura calcaree, che fanno parte una riserva naturale marina: San Domino, San Nicola, Capraia, Cretaccio e Pianosa. Scendiamo a San Nicola ed una barca ci accompagnerà alla lussureggiante San Domino piena di pini ,di viali, di calette: è tutta verde e bellissima. Dopo un breve giro ed un bagno ritorniamo a San Nicola, visitiamo la fortezza abbazia ed il villaggio attorno. Quindi nel pomeriggio facciamo rientro sulla terra ferma. L’indomani, in una giornata infuocata, prendiamo la via del ritorno, giungiamo a Trani e visitiamo la bellissima cattedrale vicino il mare, poi proseguiamo, ma di lì a poco ci fermiamo per un bagno, fa troppo caldo 45 gradi. circa, attraversiamo la calabria, i cui boschi bruciano, ovunque odore di fumo, ci fermiamo a Falena per un altro bagno e poi via per le montagne. D’un tratto, prima di arrivare a Villa in Aspromonte, la temperatura si abbassa repentinamente ed una fitta nebbia ci costringe a rallentare la nostra corsa. Poi la nebbia si dirada, siamo giunti sullo stretto, ci imbarchiamo e facciamo ritorno dopo circa 10 ore di viaggio e quasi 1000 km a San Gregorio. Ma siamo riusciti in parte nel nostro intento, allontanare il nostro passato recente fatto di angosce e preoccupazioni, per ricominciare a vivere, si spera, con maggiore serenità.
Lasciamo la bella Messina , città di mare e di grande traffico. Tutto passa dallo stretto. Essa è stata ricostruita dopo il terremoto dei primi del novecento. Il suo passato è stato di colpo quasi tutto cancellato. Ancora in periferia esistono delle baraccopoli, incredibile ,ma vero. Sembra una città di commercianti ed invece a Messina vi è il priorato della Massoneria, che è stato spostato da Malta. Quindi è una città piena di misteri. Nello Stretto vi sono le faglie, le placche continentali si scontrano e scaricano la loro enorme energia. Questa è una zona calda, gli abitanti, come gli etnei, risentono del fuoco dell’Etna, è gente abituata da sempre alla radioattività sopra la norma del vulcano “U Mungibennu”. Gli abitanti dei territori vulcanici dalle nostre parti si sentono quasi protetti dal grande fuoco, che distrugge, rigenera, non ne hanno paura , ma rispetto; gli stromboliani, che abitano sul cono di un grande vulcano sottomarino, non fanno caso ai continui tremori della terra, il vulcano non fa niente, dicono, a dispetto di tutte le opinioni degli scienziati.
L’Etna ,immensa e maestosa, con i suoi mille aspetti, appare diversa a secondo di dove la si guardi. E’ bellissima in tutte le stagioni con i suoi cangianti colori: nero della lava rassodata ,rosso della lava incandescente, marò delle foglie tremule degli alberi in autunno, giallo delle ginestre fiorite, verde dei prati e dei boschi. Essa è tranquilla e d’un tratto sbotta e fa saltare tutto per aria. Ho camminato sulla lava rassodata ed ancora fumante, sotto, dalle fessure, si scorge il fuoco, la lava incandescente. Si sente ancora il crepitio degli alberi che ardono, si vedono dei rami secchi: un paesaggio spettrale.
Dopo aver attraversato la Calabria, superato Sibari, andando verso Taranto, vi è una costa bellissima di ghiaia, lunga chilometri . La strada costeggia il mare azzurro, separata dalla ferrovia. Le spiagge sono quasi deserte . Ci fermiamo a Pistacchi, dove la spiaggia è sabbiosa per un bagno ristoratore, il gran caldo ci accompagnerà fino al ritorno. Temperature vicine ai quaranta gradi ed oltre. Quindi ripartiamo ed andiamo a Siponto, la città che poi è stata ricostruita in un sito vicino con il nome di Manfredonia. Appena giunti, visitiamo l’antica basilica di S. Maria Maggiore, il migliore esempio di stile romanico- pugliese, con forma di cubi sovrapposti,sovrastati da una cupola.
S trova nella zona archeologica, dove si conservano tra l’altro i resti di un teatro, delle terme ed un ipogeo, accanto i resti di una basilica paleocristiana costruita su un tempio di Diana; della basilica si conservano i mosaici con disegni geometrici.La cripta del 1200 sorregge con le sue ventiquattro colonne la basilica sovrastante, accanto un pozzo, da cui si rifornivano i viaggiatori romani . Nella basilica ,cioè al II livello, vi è un pregevole quadro di epoca bizantina raffigurante la Madonna col bambino, mentre nelle pareti circolari i sarcofaghi. Dopo la visita ci rechiamo in un convento , dove troviamo alloggio, alle porte di Siponto, I prezzi sono modici 30 euro con la prima colazione.
A Manfredonia vi è il porto, una passeggiata lungo il molo, un centro vivace in pietra calcarea bianca. Il nome della città è dovuta al suo costruttore, Manfredi. Il castello Svevo- Angioino è stato costruito quale fortezza da Manfredi, completato dagli Angioini e ritoccato dagli Aragonesi. Sotto Manfredi la città era porto franco, dotata di una zecca, città di regio diritto. Dopo l’invasione dei turchi nel 1620 Manfredonia non prosperò più. Non siamo andati a visitare il convento di San Leonardo in Lama Volare, ai tempi dei Franchi ospizio per i pellegrini, al pari di quelli francesi sulla via franchigena di Santiago di Campostela. L’indomani saliamo a Monte Sant’Angelo, chiamato così per la grotta di San Michele Arcangelo ,dove si dice sia apparso l’arcangelo, che ha lasciato in essa la impronta del piede. Dicono sia apparso in sogno a Manfredi. Adesso vi è una bella basilica a più livelli, la parte più antica corrisponde alla grotta, un vero e proprio gioiello architettonico, meta di pellegrinaggi. Nel momento in cui siamo andati a visitarla si celebrava la messa e si ricordava Santa Maria Maddalena, come in Francia, in queste zone vi è il culto della Maddalena. Accanto alla basilica, l’enorme castello fortezza con ponte levatoio, dove è nato Manfredi. Monte S. Angelo ,posto a nord di Manfredonia, ha delle case bianche con tetto spiovente, che si stagliano in altezza, poste una accanto all’altro , che danno al paese un aspetto particolare. Lasciamo il paese per recarci a circa 8 km nell’antica Abbazia di Pulsano,dei monaci scalzi, ordine povero dei benedettini, costruita da Gregorio Magno. Attorno le grotte degli eremiti, l’abbazia è stata soppressa, abbandonata, successivamente è stata ripresa e restaurata dagli stessi monaci. L’ abbazia di Pulsano si trova nella cosiddetta via longobarda dei pellegrini. Vi è una ricca biblioteca, una scuola di iconografia sacra e una di letture sante. In essa bisogna rispettare la regola del silenzio. Al momento della visita sono riuniti monaci e discepoli nella piccola cappella per lo studio della bibbia. Si parte verso San Giovanni Rotondo per la visita del sepolcro di padre Pio, accanto al magnifico ospedale. Nella costruzione, prima di accedere alla camera sepolcrale, vi è il racconto, attraverso gli oggetti, della vita del Santo, che viveva in un umile cella. In una parete sono conservate le epistole. Padre Pio espletava ,attraverso di esse, la sua funzione di guida spirituale. Dappertutto vi sono le sue foto, gli occhi esprimono intelligenza e, a volte, grande travaglio interiore, altre gioia. Nella camera sepolcrale vi è il corpo del Santo con una maschera di cera. Dopo la visita scendiamo a Mattinata ,un centro turistico tutto bianco, nella vicinanze delle coste bellissime e poi di ritorno al convento per la cena frugale. L’indomani si parte per una escursione nella foresta umbra, un parco, pieno di verde, alberi di alto fusto,con dei laghi, dove si potrebbero incontrare cervi e gazzelle. Dalla foresta dopo un’escursione a piedi scendiamo alla volta della costa, ci attende Vieste, bellissima con le sue coste piene di verde, grotte e calette e poi Peschicci, veri e propri gioielli del Gargano ,con innumerevoli campeggi e alberghi sul mare. Decidiamo di proseguire fino a Rodi , qui il paesaggio varia, il paese è meno sviluppato turisticamente, usciamo fuori e ci fermiamo in un campeggio che dall’alto scende fino al mare la cui costa è ora sabbiosa. Il campeggio è bellissimo, pieno di ulivi, piazziamo la nostra tenda sotto un albero, e scendiamo sulla spiaggia. Il campeggio è dotato di un albergo e di bungalow alquanto graziosi che affittano a settimana. La camera in albergo costa poco 80 euro per notte, ma decidiamo di stare a contatto con la terra, scegliamo la tenda.Ci attende un meraviglioso bagno al tramontare del sole, il mare è argenteo ed irradiato dall’ultimo fascio di luce. Il sole rosso tramonta sull’acqua.
Risaliamo lungo i viali alberati,accompagnati dal canto di migliaia di cicale, una doccia e una cena nel ristorante del campeggio. Poi ascoltiamo forzatamente della musica, purtroppo nel campeggio c’è una pessima animazione fino a mezzanotte e stiamo fino a tarda notte sulle sdraie della piscina. Vi è un caldo infernale, la tenda è infuocata, non vi si può dormire dentro. Per un po’ ci fanno compagnia dei napoletani , un po’ chiassosi. Ma verso le tre di notte vado a dormirvi.
L’indomani mi sveglio presto, un passerotto scende dall’albero e mi guarda, mi riconosce come un suo simile ,un abitante della campagna. Dopo una doccia ci rechiamo al porto per prendere l’aliscafo per le Tremiti. Finalmente la mia curiosità sarà appagata. Sono 5 isole di natura calcaree, che fanno parte una riserva naturale marina: San Domino, San Nicola, Capraia, Cretaccio e Pianosa. Scendiamo a San Nicola ed una barca ci accompagnerà alla lussureggiante San Domino piena di pini ,di viali, di calette: è tutta verde e bellissima. Dopo un breve giro ed un bagno ritorniamo a San Nicola, visitiamo la fortezza abbazia ed il villaggio attorno. Quindi nel pomeriggio facciamo rientro sulla terra ferma. L’indomani, in una giornata infuocata, prendiamo la via del ritorno, giungiamo a Trani e visitiamo la bellissima cattedrale vicino il mare, poi proseguiamo, ma di lì a poco ci fermiamo per un bagno, fa troppo caldo 45 gradi. circa, attraversiamo la calabria, i cui boschi bruciano, ovunque odore di fumo, ci fermiamo a Falena per un altro bagno e poi via per le montagne. D’un tratto, prima di arrivare a Villa in Aspromonte, la temperatura si abbassa repentinamente ed una fitta nebbia ci costringe a rallentare la nostra corsa. Poi la nebbia si dirada, siamo giunti sullo stretto, ci imbarchiamo e facciamo ritorno dopo circa 10 ore di viaggio e quasi 1000 km a San Gregorio. Ma siamo riusciti in parte nel nostro intento, allontanare il nostro passato recente fatto di angosce e preoccupazioni, per ricominciare a vivere, si spera, con maggiore serenità.
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